Adriana Dal Borgo Una delle peculiarità dell’Insegnamento Dzogchen trasmesso da Chögyal Namkhai Norbu è rappresentata da metodi di meditazione dinamica che coinvolgono contemporaneamente il corpo fisico, la voce o energia e la mente. In particolare, la Danza del Vajra e le Gioiose Danze Khaita attraverso la danza, coordinano il movimento del corpo con il suono, la musica. Lo Yantra Yoga ha la caratteristica di sincronizzare posizioni e movimenti con la respirazione. Raggiungere un equilibrio fra il corpo, l’energia e la mente è molto importante per quel benessere psico-fisico che ci permette di vivere serenamente e in modo pieno e soddisfacente. Un buon equilibrio inoltre conduce ad uno stato di rilassamento profondo, condizione necessaria per intraprendere un percorso di consapevolezza e conoscenza di sé stessi, quale il sentiero dello Dzogchen. Si tratta di metodi preziosi proprio perché ci insegnano a portare presenza e consapevolezza in ogni nostro gesto o attività, in ogni vissuto, nel flusso costante dei pensieri, delle emozioni e delle sensazioni.

Adriana mentre danza sul Mandala
La Danza come strumento di integrazione Chögyal Namkhai Norbu: The Mirror 149, 2020: Possiamo anche imparare a essere presenti con il movimento. Per esempio, se approfondiamo la Danza del Vajra, ci integriamo con il movimento. Quando impariamo la Danza del Vajra non siamo nello stato di contemplazione, perché stiamo lavorando con la mente pensando a dove mettere i piedi e a quale tipo di gesto fare. Questa è la condizione relativa. Ma quando diventiamo più confidenti nella Danza, semplicemente essendo presenti, tutti i nostri movimenti in quel momento sono integrati nello stato di contemplazione. Il modo di insegnare di Chögyal Namkhai Norbu è sempre stato adeguato al tempo e al luogo in cui ha vissuto, mostrandoci come l’Insegnamento possa e debba essere adattato all’epoca e alle condizioni di una determinata società. Per esempio, Rinpoche ha introdotto senza limiti molti insegnamenti a tutti gli studenti interessati e in ogni parte del mondo, utilizzando negli ultimi anni anche il webcast, senza che fosse necessario alcun requisito o preparazione, le cosiddette pratiche preliminari. Pur rispettando tutte le tradizioni, non ha mai insegnato in modo tradizionale. Consapevole che una intera vita non sarebbe sufficiente ad apprendere tutti gli aspetti di un insegnamento, ha esortato i suoi studenti a comprenderne direttamente l’essenza. Chögyal Namkhai Norbu è stato anche un grande terton , uno scopritore di terma [hidden spiritual treasures to be revealed at the appropriate time]. Sappiamo che il momento in cui un terma viene riscoperto ha un preciso significato: vuol dire che sono presenti tutte le condizioni favorevoli perché quell’insegnamento possa essere di particolare beneficio per gli esseri in quel determinato periodo. La Danza del Vajra è un terma, sorto nei primi anni ’90 dalla chiarezza del Maestro e appartenente al più ampio ciclo di Insegnamenti Longsal. Ma cosa significa integrazione con il movimento? Quali sono i benefici di questa pratica e cosa la rende particolarmente preziosa ai nostri giorni? Per chiarire questi punti, può essere utile approfondire alcuni aspetti che la caratterizzano: il mandala, l’utilizzo del suono e del movimento, la pratica collettiva. Il Mandala La Danza del Vajra si svolge su un mandala formato da triangoli e cerchi concentrici di 5 colori: è un diagramma che rappresenta la correlazione e compenetrazione di due dimensioni che di solito percepiamo come separate, lo spazio dentro e fuori di noi, la dimensione individuale (microcosmo) e la dimensione dell’universo (macrocosmo). I colori del mandala infatti rappresentano l’essenza dei 5 elementi che costituiscono tutto ciò che esiste. Il rosso rappresenta il fuoco il calore interno e la vitalità; il verde rappresenta l’aria, il vento ed è collegato alla respirazione; il giallo rappresenta la terra, è la dimensione solida e ciò che ci sostiene, come il nostro scheletro; il bianco rappresenta l’acqua, il mare, nel corpo corrisponde al sangue e alla linfa vitale; il blu rappresenta lo spazio che contiene il tutto e corrisponde alla mente, capace di manifestare qualunque pensiero e immagine. Nella Danza parliamo di mandala esterno, corrispondente al pianeta Terra e di mandala interno, il nostro corpo. I passi della danza toccano punti precisi nei cerchi o nei triangoli che formano la struttura del mandala: sono punti che corrispondono ai luoghi sacri della terra e ai centri di forza vitale (chakra) del corpo. È anche possibile disegnare una mappa precisa dei luoghi sacri della terra così come dei nostri chakra. Per luoghi sacri intendiamo luoghi dove l’energia è particolarmente concentrata: sono definiti anche luoghi di potere da cui l’energia si irradia nelle zone circostanti e può avere qualità o funzioni specifiche, per es. favorire la fertilità, la lunga vita, può contribuire a curare certe malattie o facilitare il progresso spirituale potenziando il risultato di una pratica.

Danzatori Vajra sul Mandala Universale nella Sala Vajra di Khandroling, Buckland, Massachusetts, USA.

Il Mandala a Venezia
La pratica collettiva L’aspetto di pratica collettiva è un altro elemento caratteristico che rende la Danza del Vajra preziosa ed efficace. Quando cantiamo all’unisono e ci muoviamo in sincronia sul mandala, è come se non fossimo più individui separati ma formiamo una unità. Sintonizzandoci sulla stessa frequenza di canto e movimento, per effetto della risonanza, si amplifica la potenzialità del gruppo e aumentano la chiarezza e la presenza in ogni danzatore. Si espandono inoltre i nostri confini percettivi, cambia il modo in cui percepiamo lo spazio, il suono: non distinguiamo più le singole voci, i movimenti di un danzatore diventano specchio dell’altro, in un gioco di riflessi infiniti. Osserviamo in modo aperto e rilassato tutto ciò che percepiamo e ciò che sorge quali emozioni, pensieri, immagini, senza seguire né scacciare o giudicare nulla, senza venirne condizionati. È ciò che viene anche definito come contemplazione. In questo modo non c’è più separazione fra dentro e fuori, fra mandala esterno e interno, non c’è più neppure l’idea del mandala: rimane una presenza pura e limpida che, terminata la danza, portiamo con noi, continuando a danzare nella vita quotidiana. Mi piace condividere l’immagine di attraversare la vita danzando: quando siamo diventati familiari con l’armonia, attraverso l’esperienza dell’essere presenti in ogni movimento danzando sul mandala, la possiamo richiamare in qualunque istante; ci servirà per affrontare con maggiore serenità le sfide giornaliere e ci aiuterà a districarci anche nei momenti difficili. Sarà più facile sciogliere le tensioni, saremo più rilassati e la vita diventerà più leggera e gioiosa, proprio come una danza. Ho accennato allo specchio, un simbolo spesso usato da Chögyal Namkhai Norbu per invitarci a guardare dentro noi stessi e scoprire la nostra potenzialità. L’altro in cui ci rispecchiamo durante la danza, diventa così una occasione per guardarci dentro, per scoprire qualcosa di noi e per evolverci. L’idea di evoluzione, secondo Chögyal Namkhai Norbu, implica la capacità di osservare noi stessi con onestà e senza timori, scoprire i nostri limiti ed essere in grado di un po’ alla volta di superarli, di riconoscere e sciogliere le tensioni, trovando uno stato rilassato. Non dobbiamo aspettare che siano gli altri a cambiare ma siamo noi a farlo: questo diventerà un esempio per gli altri e a poco a poco porterà un profondo cambiamento nella nostra società Quando danziamo, non dobbiamo per forza ricordare questi aspetti, come memorizzare i luogi sacri o i chakra o altro. I movimenti e i suoni, accompagnati da una presenza fresca e rilassata, svolgono pienamente la loro funzione. Per un praticante dello Dzogchen, la comprensione è realmente tale quando sorge dall’esperienza; solo allora sarà qualcosa di veramente nostro e che non dimenticheremo. Nessuna spiegazione teorica può uguagliarne l’apprendimento che proviene direttamente dall’esperienza. Vi invito ad assistere ad una delle dimostrazioni che svolgono i praticanti della Comunità Dzogchen e ad impararla durante un corso guidato da un insegnante qualificato/a. Link alla nostra pagina web e video in YT:
https://vajradance.net/https://www.youtube.com/watch?v=var4yRB1Fnc&t=98shttps://youtu.be/vetbM7bTSmk?si=ewXyJVz9BuCDVhpv
Da trent’anni Adriana Dal Borgo insegna danza contemplativa e metodi di consapevolezza del movimento, armonizzazione dell’energia e pratica della consapevolezza attraverso il suono e la danza, con corsi destinati sia a danzatori esperti che a principianti. Nel 1986 ha incontrato l’insegnamento dello Dzogchen (Atiyoga) del Maestro Chögyal Namkhai Norbu, dal quale ha appreso la Danza del Vajra e, successivamente, le Danze Gioiose Khaita. Nel 1992 le è stato affidato dal Maestro il compito di insegnare la Danza del Vajra, coordinare le attività relative a questa disciplina e occuparsi della formazione di nuovi insegnanti, diventando una delle due insegnanti principali.
Danzatrice e coreografa, dal 2011 si occupa del coordinamento e della formazione anche per le Danze Gioiose Khaita. Fino ad oggi Adriana ha condotto molti corsi e formato insegnanti in tutto il mondo, portando gli studenti a scoprire la gioia e la profondità della danza.