Tradotto da Ruth Gamble, Lives of the Masters Series, Shambhala Publications, 2020
Recensione di Andy Lukianowicz Traduzione italiana di Enrica Rispoli
Emptiness is Form Il vuoto è Forma
Questo libro, che racconta la vita [or lives?][o le vite?] e i tempi del “Terzo Karmapa Rangjung Dorje, Maestro di Mahamudra” e fa parte dell’eccellente serie Vite dei Maestri pubblicata da Shambala, è stato presentato dalla sua autrice, la dott.ssa Ruth Gamble [così come la biografia, nella stessa serie, del “Karmapa II Karma Pakshi” dal suo autore Charles Manson], in una serie di conferenze prodotte dallo Shang Shung Institute UK. Sempre interessato allo straordinario Karma Pakshi, il discorso coinvolgente della dottoressa Gamble mi ha convinto a leggere la biografia di Rangjung Dorje avendo letto quella di Karma Pakshi, che racconta una vita altrettanto straordinaria. Il libro su Karma Pakshi, “Il secondo Karmapa Karma Pakshi”, e l’altro libro della Gamble su Rangjung Dorje, “La reincarnazione nel buddhismo tibetano”, sono già stati recensiti sul Mirror.
La dottoressa Gamble riporta qui quello che per certi versi è un resoconto “totale” della vita, dei tempi e degli insegnamenti del Terzo Karmapa Rangjung Dorje, con una panoramica senza soluzioni di continuità sulla situazione spirituale, sociale, politica, ma anche sociologica e psicologica del Tibet in quel periodo storico. All’epoca il paese era, assediato da faide tra Kagyus e Sakya [principalmente in termini di potere temporale, ma anche della dottrina che si basava su insegnamenti rispettivamente più esoterici o exoterici,] e tra Khan in guerra, situazioni che si trovò a vivere, insieme a reazioni con proprie riflessioni sulla rilevanza di tali circostanze per le condizioni del suo [our][nostro] tempo. La Gamble considera anche l’enorme influenza, il carisma spirituale e l’eredità religiosa che lasciò al buddhismo tibetano nei secoli che seguirono, l’avvio dato dal Terzo Karmapa Ranjung Dorje al sistema di reincarnazioni, trattato in maggior dettaglio nel suo precedente libro su Rangjung Dorje, “Reincarnation in Tibetan Buddhism”.
Diviso in due parti, la prima parte del libro spazia su opere biografiche di e su Rangjung Dorje, trattando in modo tradizionale la nascita, l’educazione, i ritiri, le attività di insegnamento [potrebbe aver insegnato a Dolpopa, il principale propagatore Jonangpa degli insegnamenti Shentong sulla vacuità in contrasto con gli insegnamenti Rangtong quasi nichilistici dei Gelugpa; tuttavia il centro dell’interesse di Rangjung Dorje sembra piuttosto essere stato il primato della relazione maestro/discepolo], morte e rinascita [and retroactive initiator of the Karmapa reincarnation lineage][essendo stato iniziatore retroattivo del lignaggio di reincarnazioni dei Karmapa].
Non “prigioniero di Shangri-La”, usando l’efficace locuzione di Donald Lopez, Ruth Gamble parla della nascita di Rangjung Dorje in condizioni di estrema povertà [the plight on today’s refugees immediately springs to mind][viene subito in mente la difficile situazione dei rifugiati di oggi] dopo due precedenti incarnazioni del Karmapa nate in famiglie ricche e potenti; ella racconta il “difficile” rapporto con gli eredi della famiglia di Karma Pakshi, proprietari di monasteri/fortezza e dei possedimenti del Karmapa, nei quali non gli veniva nemmeno permesso di entrare. Tuttavia non si può fare a meno di pensare che la sua estrazione sociale e provenienza possano averlo aiutato a non soccombere ai ‘molteplici dirupi di depravazione’ delle corti mongole [a euphemism for military encampments?][eufemismo per gli accampamenti militari?] dove trascorse troppi anni e finì la propria vita, prigioniero dell’ossessione dei Khan per gli insegnamenti esoterici e i poteri magici. [Sebbene la Gamble aggiunga utilmente anche un’interpretazione opposta e più ottimista, in termini di una sua transvita quale reincarnazione che collega i gerarchi Karmapa passati e futuri, come una “grande fuga”].
Per quanto riguarda i suoi insegnamenti, tutti gli aspetti e i generi degli insegnamenti buddhisti sono presentati dalla Gamble in traduzione nella seconda parte del libro, che tratta la Storia della Sua Liberazione, i suoi sogni della Mahasiddha indiana Saraha, i sogni e le visioni quali fonti di alcuni dei suoi insegnamenti [like our own master Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche][come il nostro Maestro Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche], ma anche i suoi commentari ai sistemi tantrici di Chakrasamvara e Kalachakra, le raccomandazioni ai praticanti di intraprendere un ritiro solitario in montagna, gli avvertimenti contro le trappole del samsara, i racconti dei Jataka ossia le storie delle nascite del Buddha, e gli insegnamenti sulla confluenza di Madhyamika, Mahamudra e Maha Ati i tre insegnamenti che più hanno influenzato la sua vita; la Gamble ipotizza anche che tutto ciò possa qualificarlo come un precursore del movimento Rime del diciannovesimo secolo], sulle pratiche relative alla mente e al respiro, e molte altre, anche in forma di canti. In nota a piè pagina rimanda per eventuali omissioni alle pubblicazioni di Brunnholzi sui numerosi scritti di Ranjung Dorje, e alla traduzione di Elizabeth Callahan del suo importante libro dottrinale The Profound Inner Principles. La vivace traduzione della Gamble della sua Mahamudra Aspiration Prayer aggiunge nuove intuizioni alle molte traduzioni esistenti; qui omesse poiché la tradizione impone che vengano studiate solo dopo averne ricevuto i relativi potenziamenti e trasmissioni.
Quella di Rangjung Dorje fu un’era di guerre, terremoti, invasioni e incursioni imperialiste, pestilenze e carestie [sometimes man-induced][a volte prodotte dall’uomo] – proprio come il nostro tempo. Tutto ciò rende le sue riflessioni, quali aspirazioni e critiche sociali sulla religione, sul potere temporale, sulla dottrina e sui rapporti con entità potenti e poteri non umani, per non parlare dei rapporti con gli altri, compresi i socialmente meno avvantaggiati, testimoniati dalla scelta del Jataka-storia della-vita del Buddha che nasce come una donna danzatrice di bassa casta, e dal grande bisogno e necessità dell’impegno nella sincera e profonda pratica spirituale, con umiltà e generosità, tanto più opportune qui ed ora. Grazie Ruth Gamble, per aver reso questo libro così rilevante, o necessario, per questo tempo catastrofico. Recensione di Andy Lukianowicz Traduzione italiana di Enrica Rispoli