Sono nata e cresciuta a Mosca in Russia in una famiglia musulmana. Sono Tartara e i miei genitori, come pure i miei nonni, sono anche Tartari e di conseguenza musulmani . Non è che i miei genitori siano molto religiosi, non pregano 5 volte al giorno, ma osservano l’ Eid al-Adha, il digiuno musulmano.
Da bambina tutto era come al solito : asilo, scuola. Mi è sempre piaciuto parlare alle persone più grandi e fare domande. Ero una bambina piuttosto depressa, ma fin dall’infanzia ho amato la musica e praticato la danza : all’inizio ballo liscio e poi a scuola danza hip hop.
Quando avevo 16 anni ho studiato per un po’ di tempo l’islam, cercando di praticarlo e pregando. Avevo un ragazzo musulmano e anche i suoi parenti erano musulmani, non mangiavamo carne di maiale e non potevamo ascoltare la musica, danzare, eccetera . Ma subito ho sentito che questo era troppo una limitazione per me . Non mi piacevano tutte queste restrizioni. Ero stata abituata a vivere e sono cresciuta molto libera: mi era permesso un sacco di cose e poi improvvisamente niente più era permesso, questo mi sembrava strano.
All’epoca avevo un’ amica il cui padre era uno dei primi insegnanti di yoga kundalini a Mosca e lei mi invitò a una lezione dove sono stata introdotta allo yoga. Mi è piaciuto molto e presto ho ottenuto un lavoro come amministratrice alla Federazione yoga. Là facevo kundalini yoga e lavoravo.
Dopo un po’ di tempo la pratica dello yoga kundalini mi ha dato un sacco di energia che non sapevo come incanalare. Il mio elemento aria era disturbato profondamente e sono diventata iperattiva, avevo strani pensieri e il mio umore cambiava spesso. Ho capito che non potevo stare così e ho deciso di passare allo hata yoga. Mi esercitavo 2- 3 volte alla settimana per un anno e tutto dentro di me si è calmato.
Ho cominciato a studiare induismo, ma non riuscivo a dare risposta a certe domande e avevo la sensazione che mi mancasse qualcosa. Avevo amici che erano interessati allo yoga e alla filosofia indiana e parlavano di diversi movimenti e di diversi insegnanti. Dapprima ho pensato che non avevo bisogno di un’insegnante, ma poco a poco ho cominciato a credere e a sentire che in realtà ne avevo bisogno, ma non sapevo quale.
A quel tempo ho appreso la Vipassana di S.N. Goenka, un metodo per purificare la mente e sono andata a fare un ritiro, passando 10 giorni in silenzio e in pace. E’ stata un’esperienza molto interessante, e a quel tempo l’ho chiamata ‘preziosa’. Quando la mia mente si è calmata, cominciò a sorgere un po’ di chiarezza. Questo mi piaceva molto e ne sono uscita con una mente così chiara e una velocità di attenzione che notavo tutto attorno a me . Questo era nell’aprile del 2013.
Continuavo a lavorare alla Fondazione yoga . Poi a giugno, Artem Verny della Comunità Dzogchen arrivò e portò un poster con una foto di Rinpoche e un annuncio riguardo il ritiro di Tara Verde che si sarebbe svolto a Kunsangar Nord, vicino a Mosca, ed anche dei volantini sulla Danza del Vajra . Quando ho visto Rinpoche ho pensato che probabilmente era un’insegnante interessante e saggio, ma poi, dato che mi piaceva Artyom, ho deciso di parlargli. Gli ho chiesto di dirmi qualcosa sul ritiro e le attività che erano menzionate ed egli mi parlò della danza, della meditazione e del movimento. Allora divenni interessata e, pensando che questo era quello di cui avevo di bisogno, decisi di andare a dare un’occhiata.
A quel tempo avevo in mente di spostarmi a San Pietroburgo e volevo abbandonare il mio lavoro. Stavo lavorando per l’ultimo mese per mettere via il denaro per traslocare perché non volevo vivere più a Mosca. E così andai al ritiro . Al mattino per prima cosa andai allo yoga. Pensavo che era molto bello che facessero yoga al mattino, perché lo yoga mi piaceva veramente. Dal momento che si trattava di Yantra yoga, un nuovo tipo di yoga per me, l’ho paragonato con quello che era simile alla Kundalini e quello che era simile allo Hata. E c’era tutto, Hata e kundalini, perché combinava la respirazione, il movimento e gli asana. Pensavo che fosse molto interessante. Il mio corpo era abbastanza preparato e gli 8 movimenti sono stati di facile apprendimento per me .

All’esame di Khaita con Rinpoche. Tenerife, 2016. Foto di Enrico Dell’Angelo.
Poi nel pomeriggio c’era l’insegnamento ed è stato molto interessante. Quando abbiamo incominciato a cantare il Canto del Vajra ho avuto un’esperienza molto forte. Ma la cosa più meravigliosa avvenne quella sera. Finito l’insegnamento, avevamo la cena e di sera quando stavo andando a fare una passeggiata in giro per Kunsangar, ho sentito una musica venire dalla tenda. Pensai: che bella musica, vado a dare un’occhiata. Ho camminato su e ho visto circa il 50, 60 persone che danzavano Khaita. Ero molto felice. Il puzzle era completo: c’era yoga, insegnamento, filosofia e danza e quindi decisi di rimanere perché mi piaceva tutto.
Immediatamente andai a danzare e imparai le danze. Così è accaduto tutto. Ogni giorno andavo sempre più in profondità. Camminavo in giro per il Gar e pensavo che non conoscevo nessuno, ma era come se ci fossimo già incontrati da qualche parte . Ogni giorno incontravo più persone e poi mi dissero che tutti andavano in Crimea. Ho realizzato che non avevo bisogno di spostarmi a San Pietroburgo, avevo già trovato quello che stavo cercando.
Dopo Mosca, siamo andati in Crimea dove rimasi per un mese e abbiamo continuato a danzare khaita. Per quanto mi ricordo, non c’erano insegnamenti aperti là, ma c’era un corso per gli insegnanti di Yantra yoga, dove andai come partecipante e studiai Yantra e c’era un esame e un seminario sul Santi Maha Sangha. E alla sera danzavamo khaita per due ore ogni giorno. E’ stato un periodo molto felice e pieno di gioia.
Poi sono tornata a Mosca dove ho cominciato ad andare alle Ghana Puja e alle pratiche collettive e allo yantra yoga. In autunno andai a un ritiro con Jim Valby sul livello di base di Santi Maha Sangha.
Nella primavera del 2014 ho appreso che ci sarebbe stato un Festival di danze a livello internazionale a Merigar d’estate. Molte persone ci andavano. Io ed alcune altre ragazze della Comunità Dzogchen di Mosca abbiamo preparato e danzato danze folcloristiche russe là. Così per la prima volta ho visitato Merigar, in Italia, dove ho incontrato Sebastian, il futuro padre di mia figlia.
Nel 2015 sono andata a Dzamlingar per la prima volta, dopodiché ho deciso di lasciare la Russia. Nel 2016 sono andata di nuovo a Dzamlingar per partecipare all’esame di khaita. Questa è stata la mia pratica principale per tutti questi anni ed è così che sono diventata un’istruttrice di Khaita. Vivevamo nelle tende nel Barranco, in mezzo alla natura e facevamo lavoro di volontariato al Gar. E poco dopo ho passato l’esame di Santi Maha Sangha. In Tenerife ho incontrato di nuovo Sebastian e abbiamo cominciato a vivere assieme. Poi è nata nostra figlia Chiara e ci siamo trasferiti in Italia. Ora ha già sei anni ed è al suo primo anno di scuola .

Con il diploma all’esame di Khaita. Tenerife, 2016.
Nella primavera dello scorso anno ho cominciato a parlare italiano. Non lo parlavo prima perché la lingua italiana era difficile per me e ci è voluto molto tempo per abituarmi. Non tanto tempo fa, dopo due corsi, sono diventata addestratrice di cani. Così ora lavoro con i cani e anche con i cavalli. Gli animali sono sempre stati parte della mia vita. Sono anche interessate alla psicologia.
Tutta la mia interazione con Rinpoche ha avuto luogo durante Khaita. Lui diceva spesso che nel Khaita ci sono certi principi che devono essere seguiti. Dobbiamo muoverci allo stesso ritmo, fare certi movimenti e quando ci riusciamo, dal punto di vista dell’energia, diventiamo una cosa sola e l’energia che è generata in questo momento durante la danza armonizza il nostro corpo. Quando questo succedeva, io lo notavo e guardavo Rinpoche e in quel momento anche lui mi stava guardando. Grazie a questo contatto, ho realizzato che durante la danza noi armonizziamo il nostro corpo e la nostra dimensione.
L’incontro con Rinpoche è stato l’evento più importante della mia vita. Grazie a lui e ai suoi insegnamenti, ho scoperto la mia vera natura e il potenziale che c’è in ognuno di noi. Traduzione italiana di Gloria Ramita Cugurra