Carmen Rivas e Gloriana Brenes parlano di un nuovo ed entusiasmante programma che si sta sviluppando a Dzamling Gar per le persone con funzionalità diverse.
The Mirror: Oggi è il 16 novembre 2022 e siamo qui a Dzamling Gar con Carmen Rivas e Gloriana Brenes. Le stiamo intervistando in merito a un nuovo ed entusiasmante programma che verrà sviluppato qui; un programma per persone con diversa funzionalità.
Carmen svolge questo lavoro da molto tempo, quindi abbiamo voluto intervistarla sulla sua vasta esperienza e conoscenza. L’esperienza e le conoscenze di Carmen sono alla base del programma che verrà sviluppato qui. È quindi molto importante parlare con lei e capire quale sia stata la sua esperienza e come questa possa aiutare a creare il programma di Dzamling Gar.
Allora, Carmen, puoi raccontarci di quando hai iniziato a fare questo programma a Caracas, in Venezuela, e di come ti è venuta l’idea di lavorare in questo modo con persone con funzionalità diversa attraverso la Danza del Vajra?
Carmen: Stavo tenendo un corso sulla Danza del Vajra a Caracas. In questo corso c’era un medico che aveva due nipoti con alcune difficoltà di movimento e di apprendimento. Quando questo medico imparò la Danza del Vajra, e ne divenne molto interessato. Ne vide il potenziale per diffonderla ad un gruppo di persone con funzionalità diversa con cui lavorava già da tempo.

Carmen Rivas (sinistra) e Gloriana Brenes (destra).
In questo gruppo c’erano persone con la sindrome di Down, alcuni aspetti di autismo, difficoltà motorie, difficoltà di attenzione e di apprendimento. Questo gruppo in particolare era già abbastanza organizzato e per me è stata una sorpresa perché non ero mai stata contattata per questo tipo di invito.
In quel momento eravamo molto fortunati ad avere Rinpoche fisicamente con noi. Andai da Rinpoche e gli chiesi se potevo insegnare la Danza del Vajra a questo particolare gruppo con queste difficoltà. Lo stesso giorno, quasi immediatamente, mi rispose: “Sì, vai pure”.
Questa è stata una grande sfida per me perché, naturalmente, non avevo mai avuto contatti con persone con questa diversità. E non sapevo che tipo di cose aspettarmi e quali difficoltà si sarebbero presentate.
Poi ho iniziato a studiare il profilo di ogni persona, cercando di capire a che cosa andavo incontro ed essendo anche consapevole del fatto che gli studi ti dicono esattamente come funziona e ti danno molte informazioni, ma non ti danno la piena portata di ciò che accadrà. Ho pensato che la Danza dei Tre Vajra sarebbe stata la più essenziale e facile da imparare per loro, ma a quel tempo era necessaria la Trasmissione. Così, essendo molto timida e anche molto cauta, chiesi a Rinpoche se potevo insegnare la Danza dei Tre Vajra a questo gruppo. E lui mi rispose: “Sì, certo, questa è la migliore”.
Iniziai a prepararmi e il Gakyil di Caracas organizzò molto bene questa attività. Poi iniziammo a lavorare e a preparare tutti i diversi aspetti in modo che potesse veramente risultare un programma efficace. Ma c’era qualcosa di particolare. A quel tempo Rinpoche ci disse di essere consapevoli e di diffondere la notizia all’esterno e sui social media.
E questo fu molto particolare perché, con questo tipo di persone, quando gli altri lo vennero a sapere, diventarono più aperti e sensibili e vollero partecipare.

Carmen e i danzatori della Danza del Vajra a Caracas
Così divenne un evento molto ben organizzato: ottenemmo il posto migliore, il suono migliore, tutti aiutarono, tutto fu organizzato dalle autorità locali con la presenza dei media, dei canali televisivi e di tutto il resto. Rimasi quindi molto contenta di tutto ciò e iniziammo il corso.
Questo accadde nel 2015. Il primo giorno fu il primo passo e fu piuttosto caotico e non seppi realmente come dare inizio a quell’esperienza. Inoltre, i ragazzi erano molto attenti, ma si rendevano anche conto che era molto difficile metterla in pratica. Perché quando si doveva fare il movimento di apertura, molti di loro sapevano fare solo il contrario, cioè chiudere. Notai però che erano davvero interessati e che volevano imparare. Dimostrarono così tanta gioia. Erano felici e non si preoccupavano di commettere errori. Si divertivano, ridevano e anche quando sbagliavano, facevano del loro meglio e continuavano.
Vedere che non avevano paura di sbagliare destò davvero la mia attenzione e mi rese molto felice, ridevano e desideravano solo continuare sul mandala a provare di nuovo per riuscire a fare ciò che era necessario.
Questo particolare, di non farsi problemi quando sbagliavano, di non giudicare e di provare e riprovare, mi diede un enorme stimolo e mi fece venire voglia di continuare. Ho avuto molto aiuto e sostegno dai loro terapisti, dagli insegnanti e anche dai genitori. Ma anche, naturalmente, dai praticanti della Comunità che conoscevano la danza. Eravamo quindi una squadra.
In cinque giorni, lavorando ogni mattina, i Pawo impararono la danza interna dei Pawo e le Pamo impararono la danza esterna. E lo fecero molto bene.
Se c’era una persona che non riusciva a muoversi correttamente e lo faceva in modo diverso, era perfetto per la sua condizione. E se c’era qualcuno molto distratto che, invece di muovere entrambe le braccia, ne muoveva prima una e poi l’altra, l’importante era che cercasse veramente di farlo bene. Questo mi ha davvero stimolato molto. E potevo notare che si rilassavano davvero. E quando terminavano erano felici.
Poi facemmo la seconda parte, in cui i Pawo impararono la danza esterna e come entrare e anche uscire. Anche le Pamo impararono la danza interna e anche come entrare. Alla fine, riuscirono a fare l’intera danza.
E, ovviamente, non era così perfetta come la farebbero alcuni di noi, ma loro erano perfetti nei tempi, e perfetti nello spazio. Per quanto riguarda il movimento, hanno avuto delle difficoltà, ma per la loro condizione, era perfetto così. Alcuni erano davvero perfetti, altri ebbero un po’ di difficoltà, ma era comunque perfetto per loro.
Ho imparato moltissimo da loro. E ho imparato che la perfezione per noi è anche relativa. Perché loro facevano del loro meglio e praticavano molto seriamente. Un aspetto molto importante per me è stato condividere con loro la gioia e la gratitudine per quello che stavano facendo. E loro furono proprio in grado di condividere la gioia e la gratitudine per quello che stavano facendo e lo considerarono un traguardo.
Quindi, nel mio caso, non solo ero sicura che la loro condizione fisica ne avrebbe beneficiato così tanto che l’avrebbero dovuta fare anche loro, ma loro lo vollero, e anche manifestarono una condizione migliore. Furono anche più rilassati. I terapisti e i genitori mi riferirono che la loro condizione era davvero migliorata. Ci furono risultati molto concreti, come ad esempio una ragazza che soffriva di una depressione molto profonda. I genitori e i terapeuti successivamente mi riferirono che il suo atteggiamento era cambiato.
C’era un ragazzo tetraplegico che si muoveva su una sedia a rotelle. Però volle partecipare. Seduto, faceva la A con molta difficoltà, ma la faceva costantemente. Alla fine del corso riuscì ad alzare il braccio destro. E sua madre mi disse: “Guarda, guarda. Ora Achille può mangiare”. Fu un impatto molto, molto forte per il corpo, la parola e la mente di ognuno di loro. Quindi, naturalmente, ci furono benefici a livello fisico, ma sono sicura che a livello energetico ebbero profondi benefici legati alla trasmissione di Rinpoche. Quindi sono convinta che le potenzialità della danza, lo spazio del mandala, i tempi, il suono del mantra e i movimenti siano stati di grande impatto e beneficio.
M: E sono in grado di continuare a usare il metodo che hanno imparato? Hai fatto questo corso ed è stato tutto quello che hai ottenuto, oppure?
C: Ci fu un seguito, ma non durò. Purtroppo, quell’anno la situazione politica e di sicurezza a Caracas era molto difficile, c’erano molte proteste, molto disordine. Perciò, anche se trovarono un posto per continuare a danzare, una piazza pubblica, che era un luogo abbastanza privilegiato e molto sicuro, i genitori non vollero correre il rischio di portare lì i bambini.
Tuttavia, il direttore del centro mi riferì che la maggior parte di loro continuò a praticare la danza della A a casa. Riuscimmo a ottenere tutto questo grazie all’apertura e alla positività del Gakyil, che voleva davvero provare e portare avanti questo programma.
M: C’è la possibilità, quando tornerai in Venezuela, prima di trasferirti in altri luoghi, di poter continuare?
C: Sì, nei prossimi due mesi, quando tornerò, a gennaio e febbraio, contatterò un gruppo già abbastanza organizzato a Merida, la mia città natale. Ci sono molte persone che danzano lì e stanno già cercando di organizzare questo tipo di attività con la comunità locale. Ma mi hai giusto dato l’idea di contattare il gruppo di Caracas e vedere cosa succede.
M: Vogliamo parlare un po’ dell’evento che si è appena svolto qui a Tenerife, ad Adeje, e anche del gruppo di voi che sta lavorando per realizzare qualcosa di simile qui per la popolazione locale di Adeje?
Parliamo del corso che siete venuti a fare qui, chiamato “Differently One”, che riguarda la funzionalità diversa. Era più per gli istruttori?
C: Ci sono state persone che non si sono dimenticate di questa attività molto speciale, come Gloriana e altri che mi hanno contattato per parlare e discutere di come trasmettere questo insegnamento essenziale e importante alle persone con funzionalità diversa.
Gloriana, con la Fondazione Dzamling Gar e Atiyoga, mi ha invitato a Dzamling Gar. Mi sono preparata imparando qual è il modo migliore per approcciare e introdurre questo metodo a persone con determinate condizioni, e soprattutto come guidarle sul mandala, come insegnare loro a coordinare la destra e la sinistra, l’interno e l’esterno, i lati, i passi, in modo che possano seguire interiorizzando i movimenti, il suono e il tempo sul mandala. Ho lavorato insieme a Nataly Nitsche, che ha dato un grande contributo a questo progetto, e insieme abbiamo ideato questo programma.
C’erano alcune persone in loco e altre in Zoom, ma sono sicura che chi ha partecipato a questa iniziativa ne è rimasto commosso ed è stato davvero stimolato a continuare e a proseguire per cercare di approfondire questa esperienza e rendere le cose più accessibili a questa dimensione diversa.
Gloriana: L’obiettivo di “Differently One” era più che altro una condivisione. Era una condivisione dell’esperienza che Carmen ha fatto nel 2015. Ed era per gli istruttori della Danza del Vajra, ovviamente, nel caso in cui fossero ispirati a fare qualcosa di simile, e anche per qualsiasi istruttore in generale. Perché era solo un modo per comunicare ad altri, ad altri con condizioni diverse. Non significa che si tratti necessariamente di funzionalità diversa. Potrebbe trattarsi di molte altre condizioni: persone molto timide, introverse o che non se la cavano molto bene con i fallimenti. Si tratta quindi di capire come affrontare queste situazioni come istruttore. E poi non era nemmeno solo per gli istruttori, era aperto a tutti, ma a chi fosse interessato a comunicare in questo modo con persone diverse. Quindi il nome è stato ispirato dal fatto che siamo tutti diversi a modo nostro, ma allo stesso tempo siamo tutti uno. Ecco perché il nome è “Diversamente Uno (Differently One)”.
M: Hai raccontato come sono nati questi programmi e che sei venuta anche qui a Tenerife per introdurre qui le cose e poi hai finito per andare ad Adeje ed avere contatti con la persona che gestisce questo tipo di programmi ad Adeje. Ci puoi parlare di quello che è successo li?
C: Sulla base di questa esperienza che abbiamo condiviso e che ci ha ispirato molto, abbiamo detto a Casilda Gonzalez del nostro interesse a prendere contatto con le autorità locali per chiedere se potevano essere interessate a fare qualcosa di simile. Così abbiamo cercato di stabilire un primo contatto con il governo dell’isola ed è stato con il consigliere comunale della sezione della diversità. Lo abbiamo invitato a venire a Dzamling Gar. Lì c’erano Nataly, Adriana, Gloriana, Casilda ed io e abbiamo avuto un incontro.
È andato molto bene, abbiamo discusso di molte cose interessanti, della possibilità di stabilire relazioni aperte tra Dzamling Gar e la popolazione locale di Adeje e dell’isola in generale, e di sviluppare più contatti attraverso diverse attività culturali.
G: Devo dire che il rappresentante del governo che ci ha fatto visita è stato molto speciale. È entrato subito in sintonia con il luogo. Suo padre lavorava sullo stesso terreno qui di Dzamling Gar, sua madre ha imparato a nuotare proprio vicino alla piscina che si trova fuori da Dzamling Gar. Ha riconosciuto le rocce che ha visto. In qualche modo ha un legame molto forte con la terra e con le persone che appartengono da anni e generazioni a questo particolare luogo dove si trova Dzamling Gar. Questo mi ha davvero commosso. Siamo rimasti tutti molto colpiti. Ci ha raccontato storie di diverse pietre, consistenze e cose del genere. È stato molto bello.
C: Sì, siamo stati benissimo insieme. Abbiamo avuto una bella condivisione e lui è una persona molto aperta e umile. Così ci ha subito invitato all’imminente celebrazione della riunione di famiglia presso il centro per persone con funzionalità diverse di Los Olivos, ad Adeje, dove si riuniscono i bambini e i loro genitori.
Siamo andati lì per fare una presentazione della Danza del Vajra, non solo per danzare ma anche per parlare con le famiglie, per stabilire una sorta di legame con loro. Abbiamo fatto un po’ di Danza del Vajra in modo che avessero un po’ di esperienza e li abbiamo invitati a partecipare. Anche i bambini hanno partecipato. Subito dopo abbiamo fatto una meravigliosa esperienza di Khaita Joyful Dances, che è stata molto gioiosa. È stato bello poter condividere entrambe le esperienze nello stesso luogo. Le persone sono state molto entusiaste. Ha toccato il cuore di tutti. In qualche modo è stata come una celebrazione.
Tutte le persone di Dzamling Gar si sono divertite molto e non solo noi, ma anche la gente del posto. Quindi, invece di insegnare loro qualcosa, è stato più un condividere e godere insieme. Abbiamo condiviso lo spazio, il cibo, le conversazioni e poi abbiamo parlato anche degli insegnamenti di Chögyal Namkhai Norbu.
Penso che sia un’ottima strada da seguire, in cui siamo tutti uguali. Anche se stiamo facendo un’esperienza diversa, come la Danza del Vajra e le Khaita, siamo tutti uguali, tutti nello stesso spazio e nella stessa esperienza. Questo è il motivo per cui l’abbiamo chiamata “Diversamente Uno”. Perché si può sentire e vivere l’esperienza che su questo sentiero siamo tutti uguali.
In quei momenti senti che siamo tutti uguali e che in realtà c’è una grande potenzialità e capacità dell’insegnamento che si manifesta in ognuno. Anche se siamo tutti diversi, con la potenzialità dell’insegnamento di Rinpoche, abbiamo tutti la capacità di raggiungere lo stesso stato.
Il contatto che abbiamo con loro arricchisce davvero la nostra vita ed espande ulteriormente i limiti ordinari che abbiamo, andando dalla nostra condizione o esperienza normale oltre i limiti.
Per esempio, ogni volta che loro commettono un errore, non si preoccupano molto, continuano e cercano di fare del loro meglio. Molte volte ridono dei loro errori. Inoltre, non pretendono di fare le cose alla perfezione, ma cercano di fare del loro meglio. E questo ci insegna a lavorare con le circostanze. È meraviglioso.
M: Quindi ora che avete stabilito la base di questa attività ad Adeje vedete un modo per andare avanti o continuare?
G: Sì, in questo momento, dopo questa meravigliosa esperienza, siamo molto motivati, ma, naturalmente, vogliamo fare le cose in modo molto attento. Abbiamo avuto una riunione con Adriana Dal Borgo, Casilda Gonzalez, Carmen Rivas e io (Nataly Nitshce non era a Dzamling Gar ma parteciperà). Ora vogliamo davvero elaborare un progetto concreto che sarà il progetto di Dzamling Gar e che si avvicini alla comunità locale e, in particolare, alla sezione dei diversamente abili.
Vorremmo portare di nuovo Carmen e creare tutti insieme un gruppo di istruttori di Danza del Vajra che siano aperti a sostenere questo progetto e che lavorino tutti insieme in modo collaborativo. Stiamo pensando a un’esperienza di tre mesi in cui possiamo stabilire alcune fasi di come portare questo tipo di persone a imparare la Danza dei Tre Vajra. Ma soprattutto vogliamo elaborare un programma. C’è un grande potenziale perché, avendo Carmen qui, possiamo fare un altro “Diversamente Uno”, ora che le persone finalmente, forse con questa intervista e con i video che stanno arrivando, potrebbero essere ispirate e vorrebbero fare questo nella loro comunità locale. Penso che sarebbe meraviglioso.
M: Quindi questo non è limitato alla Danza del Vajra, vero?
G: No, ma in questo momento stiamo iniziando con la Danza del Vajra perché abbiamo questa esperienza. Ma si tratta esattamente di come comunicare gli insegnamenti di Rinpoche ad altre persone, di come comunicare in modo molto essenziale ma anche molto rispettoso, comprendendo davvero la dimensione altrui, prima di tutto, al fine di portare questo messaggio nel modo migliore possibile perché gli altri lo capiscano. Questo fa parte del programma. Ci siamo ancora dentro, lo stiamo ancora costruendo. Abbiamo ancora molta strada da fare per realizzare questo progetto, perché vogliamo farlo bene dall’inizio alla fine. Il risultato sarà un’esperienza che speriamo possa essere replicata ovunque ci sia interesse.
Quindi non si tratta solo di ripeterla con un gruppo di persone, ma allo stesso tempo di formare altri a farlo, quelli che ne hanno la capacità, perché non tutti sono capaci. Ma se uno è interessato, sicuramente sarà capace. Quindi si tratta più che altro di capire come crescere insieme, esplorare questo aspetto e questo percorso e comunicarlo agli altri.
M: Quindi “Differently One” è un modo per introdurre e coinvolgere le persone interessate a lavorare con persone con funzionalità diversa. Ed è successo che ha funzionato fin dall’inizio con Carmen, perché è un’insegnante di Danza del Vajra. Ma le persone di tutte le discipline della Comunità Dzogchen – Yantra Yoga, Khaita, Danza del Vajra – possono trarre beneficio da questo tipo di formazione, non solo per le persone con funzionalità diversa, ma anche con le persone della Comunità o semplicemente in generale, ampliando la loro sensibilità, quando insegnano, verso le persone. È esatto?
G: E non solo quando si insegna. È il modo in cui ci si porta avanti nella vita e si comprende davvero la dimensione dell’altro. Quindi è davvero molto di beneficio a molti livelli.
C: C’è una bellissima grande porta, dal cuore, che si apre per tutti noi in modo da essere in grado di portare evoluzione. Questo è il modo in cui possiamo andare in questa direzione ed espandere gli insegnamenti di Rinpoche a quelle persone che non hanno mai avuto l’opportunità di fare questa esperienza. Quindi penso che sia un vantaggio per noi e per il mondo intero.
M: Grazie mille.