Nell’ottobre 1995 Chögyal Namkhai Norbu individuò il luogo dove costruire il Grande Stupa a Merigar West. Sua funzione doveva essere quella di armonizzare l’energia del’intera area, proteggendo e portando beneficio a tutti. Con l’aiuto e il contributo non solo della Comunità Dzogchen mondiale ma anche della gente del luogo.

Ci sono voluti tre anni per costruire il monumento in modo tradizionale e per preparare l’enorme quantità di tsa tsa e di altri oggetti che andavano posti all’interno.

Durante le varie fasi di costruzione, lo stupa è stato consacrato in diverse occasioni con la visita di numerosi e rinomati maestri tibetani. Finalmente il 28 giugno 1998 Sua Santità Sakya Trizin e Chögyal Namkhai Norbu hanno consacrato ufficialmente la struttura completata.

Il 3 ottobre 2018 il Grande Stupa ha assunto la sua massima rilevanza quando il corpo del nostro Maestro, Chögyal Namkhai Norbu è stato deposto per risposare nella sua camera principale.

Durante quei tre anni di intensa pianificazione e costruzione sono stati pubblicati diversi articoli sul The Mirror in cui veniva descritto in dettaglio l’andamento dei lavori e le visite dei maestri che in diverse occasioni ne hanno consacrato la costruzione. In questo numero del The Mirror presentiamo parte del materiale che è stato pubblicato in quegli anni che descrive come è nato il Grande Stupa.

26 ottobre 1995.

Chögyal Namkhai Norbu sceglie il centro dell’area dove costruire il Grande Stupa
Da The Mirror n° 33, novembre/dicembre 1995

La mattina del terzo giorno dell’ottavo mese dell’anno corrente, legno cinghiale (26 ottobre 1995), Chögyal Namkhai Norbu ha individuato il luogo esatto dove far sorgere il nuovo stupa di Merigar. Rinpoche ha officiato sul posto un breve rito di purificazione e di offerte cui hanno partecipato molti praticanti. Ha poi parlato del progetto dello stupa, soffermandosi su alcuni dettagli della struttura e sul suo significato, sui materiali che sarebbero stati usati per la costruzione e su tutto quello che avrebbe contenuto. A questo proposito Rinpoche ha aggiunto: “Chi desidera ottenere meriti può collaborare” offrendo il proprio tempo per preparare gli tsa tsa e tutte le altre cose che saranno inserite nello stupa, come pietre preziose e altri oggetti ecc.

17 dicembre 1995.
Cerimonia propiziatoria sul sito per il Grande Stupa con Tai Situ Rinpoche

“Il vero specchio è la vostra mente”
Insegnamenti del 12° Tai Situpa sulla Mahamudra a Merigar, 12-17 dicembre 1995.
di Liz Granger
Da The Mirror n° 34. Gennaio/febbraio 1996

Si sono appena conclusi a Merigar i sei giorni di insegnamento dati da S.E. il 12° Tai Situpa. Sua Eminenza ha dato una chiara e dettagliata spiegazione della: “Preghiera di aspirazione della Mahamudra” del 3° Gyalwa Karmapa, Rangjung Dorje, come anche delle: “Trentasette pratiche Bodhisattva”; di Acharya dNgol-chu Thogs-med bZang-po. Durante la sua permanenza Rinpoche è stato accompagnato da Lama Lodoe e Lama Tenam.

Gli insegnamenti si sono tenuti nel Gonpa dove Sua Eminenza era seduto con dietro le figure dipinte del lignaggio dei Kagyupa, Marpa al centro affiancato alla sua destra da Milarepa e alla sua sinistra da Gampopa, e tutta la gerarchia dei Situ cappelli rossi, e dei Karmapa cappelli neri…

Durante tale settimana di insegnamenti, l’Amiata è stata colpita da una tempesta con forti venti che hanno lasciato Merigar sotto una coltre di neve…

L’ultimo giorno del suo soggiorno, proprio prima dell’insegnamento, Tai Situpa ha consacrato il sito alla presenza del suo seguito e di molti partecipati al ritiro.

15 giugno 1996.
Chögyal Namkhai Norbu depone la prima pietra

Il Grande Stupa di Merigar.
di Raimondo Bultrini
Da The Mirror n°36. Luglio/agosto 1996

Sabato 15 giugno 1996 sarà una data da ricordare perché proprio in questo giorno i praticanti Dzogchen, i cittadini di Arcidosso, le autorità politiche locali, dove agli inizi degli anni ‘80 è nata la Comunità Dzogchen, tutti insieme hanno partecipato a più di un evento collegato alla costruzione del Grande Stupa di Merigar.

Dopo un breve incontro alla Casa Gialla con il sindaco Attilio Marini e il prefetto di Grosseto, Anna Maria D’Ascenzo, una lunga processione ha accompagnato il Maestro e le autorità attraverso i campi verso il luogo dove sorgerà il Grande Stupa…

Nella stessa giornata di sabato in cui è stata posta la prima pietra del Grande Stupa, presso la libreria municipale alla presenza delle autorità locali, è stato presentato il nuovo libro di Namkhai Norbu Rinpoche intitolato: ‘Drung Deu Bon’. Rinpoche ci ha ricordato l’importanza di non lasciare che le antiche conoscenze vadano perse, per non correre il rischio – e questo è stato un suo esempio – di finire come gli etruschi, con alcuni pezzi nei musei ma senza una vera conoscenza dei costumi, della cultura, delle tradizioni…

Alla presenza degli amministratori locali, Rinpoche ha spiegato che “Ci sono diversi tipi di stupa, ma uno dei loro principi è quello di riequilibrare le energie della regione. I conflitti delle diverse energie possono sempre sorgere, le persone diventano passive e non si progredisce. Questo è uno dei motivi per cui gli stupa vengono costruiti.”…

Traduzione dall’italiano di Liz Granger

3 settembre 1996.
Chögyal Namkhai Norbu deposita preziose reliquie e altri oggetti nelle fondamenta

Da The Mirror n°37. Settembre/ottobre 1996

Dopo alcuni giorni di tempo inclemente, il sole si è affacciato tra le nuvole e martedì 3 settembre 1996, Chögyal Namkhai Norbu ha deposto molti oggetti nelle fondamenta del Grande Stupa di Merigar, perché tengano lontane negatività, guerre e violenza. Erano presenti più di 60 persone. Si è praticato il Thun Medio con Degyed Serkyem condotto da Rinpoche.

Inverno 1996.
Raccolta fondi e emergenza tsa tsa.

Emergenza Tsa Tsa
di Rita Bizzotto
Da The Mirror n° 38. Novembre/dicembre 1996

… Il progetto dello Stupa, elaborato da Mingyur Dorje secondo le istruzioni di Rinpoche, prevede diversi piani, o livelli, con un riempimento, in corrispondenza dei punti cardinali, costituito da tsa tsa (immagini in argilla di stupa e sagome di esseri realizzati, di diverse dimensione, contenente ciascuna un chicco di riso autenticato dal Maestro) per un volume totale di 8 metri cubi. Rinpoche aveva indicato in 80.000 il numero approssimativo di tsa- tsa necessari. Dopo cinque mesi di lavoro il numero degli tsa-tsa realizzati era di 4.750.

Quindi anche se la collaborazione era sempre stata aperta a tutti in qualunque momento, si era reso necessario organizzare dei fine settimana di karmayoga in modo che la mancanza di tsa tsa non rallentasse la costruzione dello Stupa. Infatti i punti in cui dovevano venir collocati gli tsa tsa andavano progressivamente riempiti in funzione dell’andamento della costruzione, e non dopo il suo completamento. Si era previsto che la
costruzione, senza decorazioni, potesse essere completata in circa un anno.

Solo dieci persone avrebbero potuto partecipare contemporaneamente alla creazione degli tsa tsa in quanto questo era il numero degli stampi disponibili. Si organizzarono dei turni in modo che il lavoro potesse procedere senza interruzioni dalla mattina alla sera. Consapevoli che la pratica di creare gli tsa tsa faceva incrementare meriti e saggezza e permetteva loro di purificare il karma, i partecipanti recitarono contemporaneamente il Mantra delle Cento Sillabe e offrirono ringraziamenti al Maestro che aveva donato loro tale possibilità!

Aprile 1997.
Lopon Tenzin Namdak consacra il nuovo stupa con la cerimonia del rab ne (rab gnas)


Ritiro di Pasqua con Lopön Tenzin Namdak Rinpoche
28 marzo-3 aprile 1997 a Merigar West
di Jakob Winkler
Da The Mirror n° 40. Maggio/giugno 1997.

Visualizzate il pannello con i bei dipinti del Tempio della Grande Liberazione di Merigar, con Lopön Rinpoche seduto sul trono sotto la rappresentazione del grande maestro Dzogchen Bönpo Tapihritsa, che assomiglia a un Samantabhadra bianco fluttuante in una sfera di luci d’arcobaleno nel cielo. E sullo stesso pannello, il dipinto di Lopön Tenzin Namdak, principale detentore oggi del lignaggio della trasmissione Bönpo…

Durante il periodo pasquale per sei giorni, mattina e pomeriggio, Lopön Rinpoche ha dato insegnamenti Dzogchen secondo il: “Yetri Tasel” (Ye khri mtha’ set), un insegnamento derivante dal Dharmakaya contenuto nel Bönpo Kangyur. Rinpoche ha basato le sue spiegazioni sul commentario di Drenpa Namkha (Dran pa nam mkha’), uno dei venticinque discepoli di Guru Rinpoche. In particolare ha usato il commentario di Drenpa Namkha denominato: “Offerta delle spiegazione della Base”, in tibetano ‘She Zhi Chö’ (dGos ‘Dod gSal Byed bShad gZhi’i mChod). Èra la prima volta che questo insegnamento veniva dato in occidente…

Prima di lasciare Merigar, Rinpoche consacrava il nuovo stupa con la cerimonia rab ne (rab gnas).

16 maggio 1997.
L’innalzamento dello Srog shing

L’innalzamento dello Srog shing
di Piero Bonacino
Da The Mirror n° 41. Luglio/agosto 1997

Grazie a Minjyur Yeshe (che l’anno scorso durante il suo soggiorno a Merigar ha disegnato (il Grande Stupa – n.d.e.) siamo riusciti a costruire il srog shing. Il termine srog shing può indicare la colonna centrale dello Stupa o la spina di una statua o il supporto di oggetti rituali come il namkha.

Il srog shing è stato ricavato da un tronco d’albero tagliato come fosse un obelisco. La cima finiva a punta e alla base ho scolpito un mezzo dorje stilizzato. Su ognuna delle quattro facce ho scolpito e dipinto i mantra che Namkhai Norbu Rinpoche aveva dato. Prima di iniziare il lavoro, Minjyurla mi ha detto che i mantra erano stati molto semplificati. Da quando è iniziato l’inverno questa notizia mi ha molto rallegrato.

Un giorno mentre insieme a Minjyurla sceglievamo un albero per il srog shing abbiamo notato un cipresso secco che sembrava adatto, ma dopo averlo abbattuto e tolto i rami abbiamo scoperto che non lo era in quanto curvo. Così abbiamo continuato la nostra ricerca. Ci stavamo scoraggiando, quando a Santa Fiora ci apparve un magnifico pino alto circa 25 metri, secco e senza aghi. Abbiamo controllato che fosse completamente dritto.

Qualche giorno dopo, con l’aiuto di Frank Alleotti, l’abbiamo abbattuto e portato alla segheria per farlo squadrare e poi portato a Merigar 2 dove lo abbiamo messo su un tipo di basamento. Abbiamo scolpito ogni giorno, quando il tempo lo permetteva (era la fine di novembre). Minjyurla era l’architetto, la mente, mentre io usavo la mia esperienza di lavoro con il cesello. Ora che il lavoro è finito ricordo i timori che avevo avuto all’inizio. Ero infatti pieno di dubbi al momento di scolpire il dorje. Alla fine penso di aver fatto un buon lavoro, ma sarebbe stato meglio se Minjyurla fosse rimasto vicino a me.

Il 16 maggio mi sono svegliato molto emozionato. Non solo era un giorno dedicato a Guru Padmasambhava, ma anche un giorno indicato da Rinpoche come propizio per innalzare il srog shing. Il tempo era instabile. Quando siamo andati a Merigar 2 come avevamo stabilito, per portare a spalla il srog shing fino allo Stupa (più di un miglio), ci siamo chiesti se le condizioni atmosferiche ci avrebbero permesso di erigerlo e fare la cerimonia di consacrazione prima che piovesse. Cantando OM A HUM al ritmo dei nostri passi, lentamente abbiamo raggiunto lo Stupa.

Una volta arrivati, mentre decidevamo come erigerlo, altri facevano i preparativi per la pratica. A questo proposito Rinpoche ci aveva dato precise istruzioni in particolare sui mantra da recitare e preziosi consigli. Un clima sereno pervadeva ogni cosa. Era come avere un enorme ombrello che ci proteggeva da una possibile tempesta.

Durante la Ganapuya, mentre venivano recitati i mantra indicati da Rinpoche, il srog shing è stato eretto e posto sulla sua base. Eravamo tutti ben consapevoli della fortuna di poter partecipare alla costruzione del Grande Stupa di Merigar.

27 dicembre-5 gennaio 1998.
Tsok Nyi Rinpoche consacra lo stupa durante il ritiro di Natale a Merigar

28 giugno 1998.
Chögyal Namkhai Norbu e S.S. Sakya Trizin consacrano il Grande Stupa

Chorten dello Stato illuminato della Mente
di Franco Branca
Da The Mirror n° 45. Giugno/luglio 1998

Domenica 28 giugno 1998, davvero una bella giornata. È ancora presto quando vado allo Stupa, e Merigar è immersa nella luminosa pace della mattina. Oggi l’intenso calore di questi ultimi giorni è gentilmente mitigato da una lieve brezza di sud-est. Dal verde palpitante della vegetazione circostante, i canti esuberanti di molti piccoli uccelli sembrano quasi elevarsi in gratitudine per questa piacevole atmosfera.

È bene che accenda subito il fuoco, perché servono braci ardenti per fare fumo abbondante quando verrà il momento dell’offerta del sang. Si comincia con rami secchi e poi con bei ciocchi di quercia.

Luciano ed io prepariamo i posti per i Maestri e per i monaci, facendo del nostro meglio per seguire le indicazioni di Rinpoche: qualcosa di semplice e ben fatto. Nel frattempo lo Stupa sta lì, bello e immacolato, con le sue decorazioni colorate che si stagliano contro l’intonaco bianco e la doratura sopra luccicante al sole. Vasi di fiori ornamentali in colori festosi circondano la base.

“È veramente bello” dice il Maestro al suo arrivo e sorride raggiante mentre circumambula il luogo prima di fermarsi all’ombra, sul lato occidentale in attesa dei praticanti che hanno iniziato ad arrivare, prima in pochi e poi sempre più numerosi scendendo dai campi. Sua Santità Sakya Trizin arriverà presto.

Si dice che sin da quando esiste Merigar, Rinpoche abbia sempre avuto in mente l’idea di costruire un grande Chorten qui. Quando Giovanni Boni andò a visitarlo, durante il periodo doloroso del suo soggiorno in ospedale a New York, fine 1994 – inizio 1995, lo trovò, quasi casualmente, impegnato ad esaminare intensamente i progetti di uno Stupa che si stava costruendo. “Certamente sarebbe bene se ne costruissimo uno anche a Merigar” gli aveva detto il Maestro in quell’occasione. Così non appena ritornato in Italia il nostro ingegnere si mise al lavoro. Una prima serie di progetti fu sottoposta alle autorità nella primavera 1995, l’anno in cui Chögyal Namkhai Norbu proprio mentre desiderava tornare a Merigar, aveva indicato il punto esatto dove avrebbe dovuto sorgere il Chorten. Ottenuta l’approvazione e i relativi permessi, nella primavera 1996 potevano iniziare i lavori delle fondamenta.

La prima volta che sono andato a vederlo, la cima della collinetta era un po’ diversa da come appare oggi. Era comunque un terreno piacevole un po’ scosceso, coperto di dense erbacce, ginestre e rovi verde scuro con un grande cumulo di rocce con strati di muschio che in passato i contadini avevano rimosso dai campi. Un palo di castagno, battuto sul posto con una mazza, segnava il centro della futura costruzione.

La prima cosa necessaria è stato tracciare la strada per portare il materiale da costruzione, poi il sito è stato livellato per le fondamenta. I massi muschiosi dei contadini sono stati inseriti nella base delle fondazioni dei muri, insieme a quelli ricavati dall’antica sala delle medicine (dietro la Casa Gialla, o Serkhang), che Paolo Pagni stava ristrutturando in quel momento per realizzare un appartamento per il Gekos. Al centro delle fondamenta, sono state deposte diverse pietre in modo da formare una sorta di pozzo cilindrico di 80 centimetri di diametro, destinato a contenere gli oggetti per la prima autenticazione. A quel punto abbiamo costruito una soletta di cemento armato, alta settanta centimetri, della dimensione di tre per tre metri. All’inizio di giugno Rinpoche sarebbe tornato dal suo viaggio invernale in Asia e in Australia e per la metà del mese, venne fissata la cerimonia per la deposizione della prima pietra, alla presenza del sindaco e di altre autorità locali.

La cerimonia si è svolta una domenica mattina. La soletta, nulla di speciale da vedere, è stata coperta con vasi di fiori. La pietra di fondazione è un blocco di peperino – una pietra vulcanica grigia – su cui sono state impresse su un lato le sillabe OM A HUM. Tra gli applausi, Rinpoche l’ha deposta su uno strato di malta, precedentemente messo nel punto in cui sarebbe stata posizionata la struttura dell’ingresso. Più tardi si è scoperto che per diversi motivi tale pietra non avrebbe potuto rimanere lì. Alla fine è stata realizzata la base della nicchia destinata ad ospitare la statua del Buddha. Nei giorni successivi Rinpoche ha stabilito che la superficie della soletta doveva essere allargata fino a quattro metri quadri e di conseguenza alcune proporzioni dei disegni del progetto sono stati modificati. Mingyur Yeshes, un eccellente pittore e scultore tibetano che aveva studiato a Tashi Jong (la scuola d’arte, all’epoca diretta da Dugu Choegyal Rinpoche nell’Himachal Pradesh, in India) e che in quel periodo soggiornava a Merigar come ospite dello Shang Shung Institute, rielaborò completamente i progetti, che hanno ricevuto l’approvazione entusiastica di Rinpoche.

Prima di lasciare Merigar, Rinpoche ha nuovamente autenticato la base con un’offerta rituale di sang e serkyem. Il pozzo centrale è stato riempito con vasi e sacchi che per giorni e giorni Rinpoche ha preparato con attenzione. Una larga pietra è stata cementata sopra il pozzo come sigillo e una copertura di cemento ha portato il livello della soletta al livello attuale. Intanto sono arrivati l’autunno e l’inverno e il lavoro ha progredito più lentamente. Nella primavera del 1997 sono state costruite la cella, l’ampia piattaforma chiamata “Il grande loto” che funge da tetto e la struttura su cui posano i gradini superiori.

A febbraio Mingyur Yeshe e Piero avevano trovato a Santa Fiora un albero adatto a diventare il palo centrale chiamato srog shing. Era un cipresso che, una volta squadrato, sarebbe servito da colonna spinale dello Stupa e sarebbe stato posto al centro del soffitto della cella fino alla cima della struttura concentrica dorata chiamata “Tredici Dharma”. Piero Bonacina e Mingyur Yeshe hanno inciso la base dello srog shing con la forma di un mezzo vajra e con dei mantra sui quattro lati. Hanno dipinto la superficie in rosso, i mantra in oro e il Vajra in giallo. Quando Mingyur Yeshe ha lasciato Merigar il resto del lavoro è rimasto a Piero. Il quale ha dovuto finire il srog shing e fare tutte le incisioni su legno e pietra che ora si possono ammirare sul Chorten.

Il srog shing è stato eretto all’inizio dell’estate, dopo un Thun nel giorno speciale di Guru Rinpoche; analoga procedura si è adottata, mesi dopo, per ricoprirlo con testi sacri. A questo scopo sono stati utilizzati testi di Rinpoche, pubblicati in diverse lingue, soprattutto quelli di studio del primo livello del Santi Maha Sangha. Un istante, lo sfarfallio di centinaia di A dorate tibetane luccicanti al primo bagliore del tramonto ci ha offerto una visione indescrivibile. Subito dopo, il srog shing coperto di libri è stato avvolto in fasce di stoffa di cinque colori e reso impermeabile.

Alla fine dell’autunno lo scheletro dello Stupa era completato. Nel suo laboratorio, Piero aveva già inciso le cornici degli infissi che dovevano solo essere dipinte e nel suo giardino i bei petali di loto scolpiti nel peperino erano in attesa di essere montati.

A Pasqua del 1998, non appena rientrato, Rinpoche aveva detto che il Chorten avrebbe dovuto essere finito in tempo per la visita di Sua Santità Sakya Trizin, così che egli potesse consacrarlo. L’intonacatura dovette essere completata, gli infissi murati, i gradini all’ingresso costruiti, lo spazio dei gradini superiori dovettero essere riempiti, gli tsa tsa collocati nei vasi e le parti superiori montate.

A maggio nel giorno di Guru Rinpoche abbiamo riempito i livelli (i gradini superiori) sotto il vaso. Intorno alla base del srog shing sono stati collocati molti vasi che Rinpoche aveva preparato e lasciato per l’occasione, il resto è stato riempito con cereali e legno di conifere. Per fortuna molti praticanti sono venuti ad aiutare perché sebbene non sembrasse, lo spazio da riempire non era poco e molte persone sono dovute tornare piu volte a prendere nuovi rifornimenti.

Nel giorno di Guru Rinpoche a giugno abbiamo iniziato a mettere gli tsa tsa nei vasi. Mingyur Yeshes e Phuntsog Wangmo ci hanno mostrato come plasmarli e Rita Bizzotto per tre anni ha guidato e coordinato i praticanti in questo paziente lavoro. La quantità di tsa tsa necessaria per riempire il vaso è stato un divertente quesito per tutto il corso dei lavori. A un certo punto ricordo di aver pensato onestamente che ne sarebbero avanzati tanti da riempire un altro Stupa. La ‘sauna’ era straboccante di scatole colme di tsa tsa. Ma quando li abbiamo collocati nel vaso ci siamo subito resi conto che sarebbero stati a malapena sufficienti. Abbiamo impiegato tre giorni. Man mano che gli tsa tsa venivano deposti, la parete della nicchia della statua del Buddha è stata lentamente costruita fino al punto necessario per riempire il vaso fino in cima, almeno nelle parti che sarebbe stato difficile raggiungere a distanza di braccia, quando la volta della nicchia inizia ad inclinarsi verso il punto di chiusura. Due fori erano stati lasciati aperti sul tetto del vaso per consentire la finitura del rempimento una volta completata la nicchia.

Finalmente è arrivato il momento di murare gli infissi e di collocare le parti superiori. Augustinas, Paola, Caterina e Daniela hanno per qualche tempo dipinto e dorato alacremente gli infissi mentre Adriano Grimaldi di Canelli, che si è occupato della realizzazione del lavoro in rame destinato alla cima, ha mandato il “Tredici Dharma” da un artigiano a Firenze per farlo coprire con foglie d’oro. Lo stesso era già stato fatto per le altre parti in rame mandate dall’Amiata. Il 18 giugno, con l’aiuto di una gru, il “Tredici Dharma” è stato collocato a coprire perfettamente il cono sopra il vaso, cioè la cima del Srog Shing circondato da una costruzione conica fatta di piccoli mattoni. L’Ombrello, il Sole, la Luna e il Pinnacolo sferico sono stati inseriti sul bastone di rame la cui base è stata fissata all’interno del “Tredici Dharma.” [La sfera in cima è incredibilmente pesante. Posizionarla ha richiesto tutta la forza e l’abilità di Franco]

Manca solo una settimana per l’inizio del ritiro, solo ora possiamo smontare l’imparcatura e siamo pronti a lavorare sull’intonaco. Dato che non sarà possibile finire tutti i dettagli in tempo abbiamo cominciato a dare una prima copertura di intonaco bianco sopra le parti ruvide in modo da dare almeno un’idea di come sarà lo Stupa una volta finito.

Sua Santità Shakya Trizin è arrivato puntuale alle nove. Rinpoche gli è andato incontro salutandolo con l’abbraccio tipico dei Maestri del medesimo rango. La cerimonia è iniziata subito. Il suono delle campane e il gentile canto della liturgia si diffondono nello spazio. Una leggera brezza soffia sul denso fumo del sang proprio nella direzione dello Stupa di fronte al quale un monaco fa i gesti rituali per la consacrazione. In una mano tiene un mazzo di piume di pavone che muove con gesti lenti simili a una danza, il riso di buon auspicio vola nell’aria, un khatag arancione fluttua verso la statua del Buddha. Un improvviso garrire delle bandiere di preghiera annuncia una raffica di vento più forte che deposita il khatag sul bordo del gradino superiore chiamato il “Grande Loto”.

Il maestro più anziano del rito, Sua Santità si avvicina a Nyida, il medico tibetano che sta aggiungendo del sang al fuoco, e gli sussurra qualcosa. Noto che Nyida mi cerca con gli occhi, si avvicina e mi dice che deve andare a mettere il khatag nella nicchia del Buddha. Così siamo corsi a prendere la scala che era stata lasciata lì vicino in caso servisse (ottimo segno). La vista è meravigliosa. Nyida ha preso il khatag, l’ha aperto e con le mani lungo il corpo all’altezza del cuore chiede chiarimenti al maestro più anziano del rito che gli risponde da sotto. Va alla statua e ne circonda la base con il khatag. Così finisce la cerimonia.

Forse sono troppo ottimista ma non ho potuto fare a meno di raccogliere un presagio molto favorevole da quell’immagine. Al nuovo grande Chorten di Merigar un giovane tibetano, nato e cresciuto in Tibet, offre un khatag arancione ai piedi di Buddha Sakyamuni. Che il Sublime Insegnamento possa diffondersi in tutte le direzioni! Forse, nonostante le atroci avversità di questo secolo i tibetani, con la loro preziosa cultura, riusciranno a mantenere la loro identità. Forse, in questo modo tutti gli esseri avranno maggiori possibilità di incontrare un giorno un Maestro capace di indicare loro la via che libera dalla sofferenza, così che saranno capaci di camminare verso la realizzazione dello “stato illuminato della Mente.”

Tradotto da Nina Robinson

22 agosto 1998.
Chögyal Namkhai Norbu insieme alle Autorità locali inaugura il Grande Stupa.

Un giorno pieno di eventi
di Elisa Copello
Da The Mirror n° 46. Settembre/ottobre 1998

Alle 11 nella veranda della Casa Gialla sono state accolte le autorità e gli imprenditori locali, che in passato hanno generosamente raccolto fondi per la costruzione dello Stupa, ed ora invitati per l’inaugurazione ufficiale dello Stupa di Merigar. Molti negozianti si sono affacciati timidamente sulla porta della veranda – Rinpoche si è intrattenuto con ognuno di loro, e con gli ospiti dei progetti di ASIA in Tibet, parlando della sua recente visita in Cina. Nel frattempo l’area sottostante si riempiva di praticanti, turisti e persone di Arcidosso curiose dell’evento e desiderose di partecipare alla cerimonia.

Dopo il ricevimento, Rinpoche e tutti i presenti si sono recati a piedi al Grande Stupa, seguiti da una lunga processione.

Una volta arrivati, hanno compiuto la circumambulazione rituale e, a un cenno di Rinpoche, sono stati offerti khatag alle autorità, garofani multicolori alla popolazione locale presi da un grande cesto posto ai piedi del monumento, e infine pugni di riso ai praticanti. Poi sono stati tutti invitati a lanciare o a deporre le loro offerte ai piedi dello Stupa mentre Rinpoche recitava sottovoce mantra e invocazioni…

La cerimonia è stata breve ed essenziale, ma molto emozionante, specialmente per chi, ed erano in molti, ha visto lo Stupa crescere e ha collaborato attivamente alla creazione della struttura, unica in Italia e forse anche in Europa per la grandiosità, l’accuratezza artigianale, e per il suo valore artistico e spirituale.

Editing italiano di tutti gli articoli Enrica Rispoli. Questo articolo è stato pubblicato originariamente su it.melong.com nel febbraio 2019.