di Jane Weston
Jane Weston, studente di lunga data di Chögyal Namkhai Norbu, ha abbracciato il buddhismo da oltre quaranta anni. Mindfulness of Dream and Sleep e Lucid Dreaming con Charlie Morley, uno dei più importanti insegnanti a livello mondiale di meccanismi del sogno. Residente in Gran Bretagna, tiene regolarmente corsi di Mindfulness of Dream and Sleep e Conscious Dreaming.
Una delle motivazioni principali per cui sulle prime entrai nella Comunità Dzogchen era che mi ispirava quello che Rinpoche aveva scritto sullo Yoga del sogno. Mi piaceva leggere di quei meravigliosi sogni di chiarezza.
Iniziai a frequentare i seminari di Michael Katz, l’unico degli studenti di Rinpoche autorizzato a insegnare la pratica del sogno del Maestro. Ricordo di un insegnamento dove Michael ci aveva dato un esercizio: ci chiese di uscire da Lekdanling e di osservare attorno attentamente che cosa succedeva. Qualora avessimo visto qualche cosa di strano, o insolito, ci saremmo dovuti chiedere se per caso in quel momento non stessimo in realtà vivendo in un sogno. Qualche cosa di insolito in ciò che vediamo durante un sogno potrebbe allertarci sul fatto che appunto stiamo sognando, così ci torna utile allenarci a osservare attentamente tutto ciò che succede attorno a noi di giorno nello stato di veglia. L’idea è che poi si continua con questa abitudine anche nello stato REM del sonno.
Appena uscii in strada vidi un tipo alto, vestito come un coniglio, con lunghe orecchie cadenti, che passò accanto a me facendo jogging, come se fosse la cosa più normale del mondo il sabato pomeriggio in quel quartiere della zona est di Londra. Feci un rapido controllo realtà (per stabilire se stessi o meno sognando). Un controllo realtà è quando si cerca di fare qualche cosa di impossibile durante lo stato diurno di veglia, come volare oppure allungare di un metro un dito tirandolo. Se uno è sveglio non succede nulla, ma se si sta sognando possono davvero accedere cose molto strane. Nulla successe e così conclusi che, sebbene l’uomconiglio fosse davvero strano, non lo stavo sognando.
Non ho mai dimenticato quel piccolo spettacolo urbano. Michael ci aveva insegnato una tecnica moderna efficace di pratica del sogno e quel coniglio umano mi aveva fornito un’ottima opportunità per testarla…
Dopo essermi fatta le basi di una pratica del sogno appresa nella Comunità Dzogchen, alcuni anni dopo iniziai a studiare con Charley Morley. Il suo maestro radice è Lama Yeshe, un autorevole Lama della tradizione Karma Kagyu (e cugino di Akong Rinpoche, ex abate del monastero di Samye Ling).
Quello che mi piaceva di Charlie era il suo modo di abbinare la filosofia buddhista alle tecniche della psicologia moderna e alle pratiche di altre tradizioni spirituali, per applicarlo poi specificatamente nel campo del sonno e del sogno. Inoltre lui enfatizza la convalida scientifica della “conoscenza del sonno”, cosa per me importante.
A partire dagli anni ’70 del secolo scorso gli scienziati hanno accresciuto notevolmente la comprensione oggettiva di che cosa succede al nostro cervello mentre si dorme. La neuroscienza inoltre ci aiuta anche a capire perché molti studenti di oggi spesso facciano fatica sia a dormire bene che a praticare la meditazione mindfulness.
Ci sono due elementi opposti nel sistema nervoso umano – il sistema parasimpatico e quello simpatico, che volgarmente vengono detti “riposa e assimila” e “combatti e vola”. Questi sistemi si sono evoluti durante i milioni di anni della preistoria umana, per consentire ai nostri antenati di reagire con efficacia sia nelle situazioni contingenti pericolose che in quelle tranquille. Quando è sotto stress, il nostro sistema risponde riversando adrenalina e cortisolo nel sangue, cosa che ci rende altamente vigili e pronti a entrare in azione. Una volta passata la minaccia, la modalità parasimpatica – riposa e assimila – prende il sopravvento e il rilassamento diventa dominante.
Questa evoluzione durata milioni di anni era molto flessibile. Il problema sorge quando uno stress troppo prolungato, senza alcun momento di stacco, porta il sistema nervoso a essere sempre in uno stato bassa allerta (oppure alta nel caso del disturbo post traumatico da stress – PTSD). Ne risulta una persona con disturbi del sonno e problemi di ansietà. A lungo termina tutto ciò ha un impatto negativo sul corpo fisico.
Quindi abbiamo bisogno di essere aiutati a dormire meglio e a rilassarci più profondamente e in questo trovo una guida nei metodi di Charlie Morley. Quello che insegno sono semplici tecniche di respirazione, Yoga Nidra (dalla tradizione indù), meditazione mindfulness e rilassamento progressivo dei muscoli, per far acquisire alle persone una maggiore familiarità con la sensazione di profondo rilassamento. Ciò è il preludio necessario per diventare più consapevoli in tutti i diversi stati cerebrali del ciclo giorno/notte, come identificati dalla neuroscienza. Di questi ne esiste penso un gran numero, ma ora ne elencherò giusto alcuni:
Stato diurno di veglia (non lo chiamo questo “realtà del risveglio” per ovvie ragioni buddhiste!)
Stato ipnagogico – mentre ci addormentiamo passiamo attraverso questa fase durante la quale vi sono spesso visioni, sussulti e una sensazione di debolezza molto rilassata (la fase 1 del sonno secondo la scienza del sonno). Questa è una zona di annebbiamento a metà via fra la veglia totale e il sonno totale.
Fase 2 sonno leggero
Fase 3 sonno profondo
Fase 4 movimento rapido degli occhi (traduzione di REM Rapid Eye Movement), quello che comunemente è detto sognare
Stato ipnopompico – lo stato di transizione fra il sonno (o sogno) e il risveglio totale, spesso caratterizzato da un pensiero sognante spazioso dove è possibile avere intuizioni profonde.
Lo yoga del sogno del Buddhismo tibetano ci dice la sua riguardo alle fasi del sonno e del sogno che ho qui sopra elencato. Lo scopo è sviluppare la consapevolezza ininterrotta durante tutti gli stati coscienti lungo tutto le 24 ore. Lama con un elevato livello di realizzazione sono in grado di ottenere questa consapevolezza, che però è ben al di là della portata della maggior parte delle persone ordinarie. Ecco perché questa pratica è considerata così importante – l’idea è che puoi sviluppare la pratica del sogno a un tale livello da mantenere la consapevolezza non solo durante le fasi del sonno ma anche nelle fasi del bardo quando si muore. Durante il processo della morte, se si riconosce con sicurezza la luminosità della base quando si manifesta, si ottiene l’illuminazione totale.
Anche se la consapevolezza della chiara luce nel bardo di un sonno profondo senza sogni è considerata una pratica molto avanzata, possiamo tutti fare qualche progresso verso la meta a cui vogliamo arrivare (come Rinpoche la chiamava). Il primo passo lungo questa via, secondo me, è espandere la nostra consapevolezza in alcune fasi del sonno che non ci sono familiari. La chiave di questo è la coscienza, o il prestare attenzione a ciò che accade, mentre accade, nel momento presente, nella nostra mente.
Personalmente insegno a piccoli gruppi come usare una varietà di tecniche per aumentare la consapevolezza.
Per prima cosa, insegno a rilassarsi più profondamente. Questo potrebbe sembrare facile, ma le persone di oggi nelle società industrializzate, come ho detto prima, sono in genere altamente stressate e magari vivono in uno stato di perenne allerta del sistema nervoso. Quindi on va bene semplicemente dire a tali persone di rilassarsi perché, semplicemente, non capiscono che cosa questo significhi davvero, in quanto il loro stato “normale” è quello di essere permanentemente non rilassati.
Poi insegno a “indugiare” più a lungo nello stato ipnagogico o di addormentamento e di familiarizzarsi con questa esperienza soggettiva con molta più consapevolezza. Alcuni in quel momento sperimentano visioni lampeggianti, volti, paesaggi e così via. Alcuni sentono rumori. Io stessa ebbi una visione interessante o un quasi-sogno pervaso da un odore. Questo stato fra la veglia e il sonno è ottenibile facilmente da molte persone, poiché presenta elementi di veglia consapevole e visioni che affiorano nello stesso momento dalla mente inconscia. Alcuni, se devono lottare con modalità disturbate di sonno, necessitano di lavorare con questo stato per dissolvere gli ostacoli che impediscono loro di addormentarsi. Altri lo usano come porta di ingresso nel mondo dei sogni, o spazio dove possono esercitare la loro fantasia per influenzare quello che apparirà dopo nella piena fase REM del sogno. Ci sono molte possibilità.
Un altro stato cerebrale con cui possono iniziare i principianti è quello ipnopompico o di inizio del risveglio, quando si esce dal sonno o dal sonno leggero senza sogni e si indugia sulla soglia della piena coscienza quotidiana. Molti passano in fretta questa fase e non sono per nulla realmente consapevoli di essa, ma anche questa è una fase distinta del sonno, caratterizzata da un suo specifico encefalogramma di onde cerebrali. Soggettivamente, è abbastanza diversa dall’essere totalmente svegli e presenta molte possibilità di avere in quel momento una maggiore consapevolezza.
Poi, ovviamente, c’è la fase REM vera e propria, dove facciamo l’esperienza completa, quell’esperienza emozionale definita “sognare”. Lo stato normale di coscienza della veglia viene a ampiamente cessare e crediamo che la nostra esperienza sia “reale”. Diventare lucidi significa realizzare che stiamo sognando mentre lo stiamo facendo. Si tratta di un’esperienza davvero meravigliosa nella propria storia personale poiché apre una vasta serie di possibilità, dal volare al passare attraverso i muri e all’eseguire pratiche spirituali che diventano così più efficaci.
In generale il Buddhismo tibetano non dà molta importanza al contenuto dei sogni – aspetto ritenuto abbastanza secondario rispetto alla capacità di realizzare la natura vuota di tutte le manifestazioni che etichettiamo come “sogno”. Tradizionalmente l’accento è sull’abilità di diventare lucidi, perché è davvero la strada maestra per comprendere che le cose che percepiamo non sono solide, permanenti e “reali”, come in precedenza credevamo.
Tuttavia, così come una persona dei giorni nostri, per quanto riguarda il suo sistema nervoso, è diversa da un tibetano che riceve in modo tradizionale insegnamenti, questa sarà anche diversa dal punto di vista del contesto culturale. In occidente abbiamo sviluppato una cultura che enfatizza sempre l’individuo rispetto alla collettività, il singola rispetto al collettivo. Le persone oggi necessitano di un approccio che riconosca loro come individui e possa dare loro qualche spiegazione sull’esperienza personale che hanno avuto.
Ritengo sempre che l’approccio del Buddhismo tibetano dello yoga del sogno al sonno e al sogno sia il più profondo e sofisticato a nostra disposizione, ma ritengo che sia anche utile l’aggiunta della conoscenza scientifica e di alcuni approcci alla psicologia umana che vennero sviluppati in occidente all’inizio del ventesimo secolo. Sto parlando delle tradizione psicoanalitica derivata soprattutto da Carl Gustav Jung.
Lo studio dei sogni in occidente, di cui Fred e Jung furono i pionieri, fa derivare il significato del sogno come proveniente dai suoi contenuti che includono simboli significanti che affiorano, come non avviene in nessuna altro caso, dalla mente inconscia durante il sogno. Ecco perché Freud chiamava i sogni la strada maestra per arrivare all’inconscio.
Pertanto, parlando di insegnamento a piccoli gruppi, quando tutti hanno stabilito un rilassamento profondo, si esplora il significato delle immagini che sorgono nei diversi stadi del sonno eccetto il 2 e il 3. A questo punto viene introdotto il concetto di ombra, che viene direttamente da Jung. Trovo che questo sia di gran lunga l’approccio più profondo al “significato” nei sogni e che può fornire molte informazioni alla capacità delle persone per riuscire a integrare contenuti disturbanti che affiorino dall’inconscio sotto forma di incubi o sogni ansiosi.
Non sorprende l’approccio grandemente diverso al significato dei sogni delle filosofie occidentali e orientali, se consideriamo che le culture in cui queste si sono evolute sono esse stesse così diverse. In Asia, quando il Buddhismo iniziò a diffondersi e a fiorire, c’era molta meno enfasi sull’individuo il senso era più sul condiviso e il collettivo. In occidente l’approccio filosofico si è focalizzato molto di più sull’individuo e la sua personale esperienza. Ovviamente qui ho semplificato parecchio, ma penso che sia importante ed è la ragione per cui ritengo che i promettenti sviluppi che ci saranno riguardo allo studio dei sogni attingeranno da entrambe le tradizioni. Il Buddhismo offre pratiche profonde per accrescere la nostra comprensione della vera natura della mente, mentre lo sviluppo della tradizione psicoanalitica offrirà un ulteriore approfondimento riguardo ai meccanismi dell’inconscio individuale e collettivo. Queste correnti potranno convergere per ispirare il nostro viaggio nel futuro dei meccanismi del sogno.
Il mio percorso nello studio dei meccanismi del sogno è iniziato con quello che ho imparato da Rinpoche e dai suoi profondi insegnamenti riguardo a questo tema e questo resta il fondamento della mia ispirazione, ma spero che si possa ampliare la discussione per considerare anche quello che la nostra cultura ha da offrire. Abbiamo bisogno di tutte le sorgenti di conoscenza che possiamo ottenere per cercare di affrontare la normale sofferenza che incontriamo oggi giorno quali comuni persone, cercando di navigare nella situazione sempre più impegnativa e frenetica del mondo odierno.
Jane Weston, studente di lunga data di Chögyal Namkhai Norbu, ha abbracciato il buddhismo da oltre quaranta anni. Ha studiato consapevolezza nel sogno e nel sonno e sogni lucidi con Charlie Morley, uno dei più importanti insegnanti a livello mondiale di meccanismi del sogno. Residente in Gran Bretagna, tiene regolarmente corsi di consapevolezza del sogno e del sonno e su come fare sogni lucidi. Maggiori informazioni si possono trovare nel suo sito web https://mindfuldreamwork.wordpress.com/ Traduzione italiano di Clara Lovisetti