Chögyal Namkhai Norbu

Canto del del Vajra, Ritiro Hong Kong, 2012 – 16 maggio, Giorno 1, continuazione dell’Insegnamento pubblicato sul The Mirror 161

Per insegnare lo Dzogchen abbiamo bisogno di un insegnante, ma non di uno che abbia solo studiato all’università o che sappia spiegare semplicemente leggendo un libro. Un insegnante deve avere una conoscenza perfetta dello Dzogchen una conoscenza che deve essere viva. Un insegnante non ha bisogno di libri ed è in grado di introdurre in modo perfetto [the student][lo studente] alla conoscenza dello Dzogchen. Questo è il tipo di insegnante di cui abbiamo bisogno.

Ma non dobbiamo pensare che i libri Dzogchen non siano necessari o importanti. Sono molto importanti perché anche gli insegnanti imparano, leggono e misurano continuamente le loro conoscenze rispetto a ciò che leggono. Anche gli studenti dovrebbero imparare in questo modo. Quando ricevete la trasmissione diretta dall’insegnante, potreste pensare di aver ricevuto una certa conoscenza e che questa conoscenza sia perfetta. Tuttavia non potete esserne sicuri al cento per cento, quindi è fondamentale che in seguito studiate, impariate e leggiate alcuni testi originali per poter fare confronti e approfondire. Quindi tutti questi tantra e i testi lung e men-ngag nell’insegnamento Dzogchen sono indispensabili.

Perché la serie Men-ngag è segreta? Ci sono due ragioni: la prima è dovuta alle esperienze degli insegnanti. In genere gli insegnanti impartiscono gli insegnamenti secondo il modo in cui vengono spiegati nei Tantra, nei Lung e nei libri Dzogchen perché sono insegnamenti ufficiali e dovrebbero continuare in quel modo. Tuttavia, quando applicano le pratiche, poiché l’insegnante ha già avuto molte esperienze di applicazione e realizzazione di questi metodi per anni e anni, conosce molti modi per procedere un po’ più rapidamente e facilmente. Questo potrebbe non essere spiegato direttamente nei Tantra e nei Lung, quindi gli insegnanti danno segretamente questo tipo di insegnamenti ai loro preziosi studenti. Gli studenti imparano e li tengono segreti nei loro cuori. Non li impartiscono né ne parlano con nessuno perché l’insegnante li ha dati segretamente agli studenti.

Un altro motivo per cui la serie men-ngag rimane segreta è che esistono molti tipi di metodi. Quando si usano questi metodi, si possono avere diversi tipi di esperienze e visioni. Tuttavia, se non si ha una base precisa, quando si utilizzano questi metodi si può cadere in una visione dualistica e bloccare tutte le proprie possibilità in questa vita. Per questo motivo molti insegnamenti Upadesha sono tenuti segreti. Nell’insegnamento Dzogchen ci sono serie che includono yangthig e thögal insegnamenti che si dovrebbero tenere segreti. Quando una persona ha una base molto precisa e l’insegnante sa qual è la sua condizione, allora l’insegnante può dargli quel tipo di insegnamento.

Sei Liberazioni – trolwa trugden

La cosiddetta Serie Upadesha è l’origine dell’insegnamento Dzogchen. Per esempio, i diciassette tantra che ho menzionato prima, relativi al Dra Thalgyur, sono tutti tantra Upadesha. In questo caso non significa che siano segreti ma che sono condensati ed essenziali, qualcosa come la radice di tutti gli insegnamenti. Per esempio, il Canto del Vajra deriva da uno di questi tantra, che è la radice da cui si sono sviluppati molti tantra secondari. Tra questi abbiamo i trolwa trugden, ovvero le Sei Liberazioni. Le Sei Liberazioni si riferiscono al contatto che i nostri sensi hanno con gli oggetti: vediamo, sentiamo e così via. Abbiamo cinque sensi più la mente. La mente pensa e giudica e l’oggetto della mente sono tutti i fenomeni. Ai cinque sensi si Include la mente e fanno sei che nell’insegnamento Dzogchen sono chiamati i sei aggregati. Come possiamo liberarli? Con il Canto del Vajra, per esempio, cantiamo, ascoltiamo, vediamo e tutto ciò crea una causa di liberazione.

In particolare, ci sono molti gli insegnamenti sullo Shitro, pratica divenuta nota nel mondo occidentale attraverso quello che è conosciuto come il Libro tibetano dei morti. Cosa significa Shitro? Shi significa pacifico, tro è irato, quindi quando visualizziamo il mandala interno, visualizziamo il mandala pacifico al centro del corpo e tutte le manifestazioni irate nella testa. Questi sono i due aspetti delle manifestazioni: pacifiche e irate. Come vengono rappresentati questi aspetti pacifico e rato? Pacifico è qualcosa come la vacuità: quando osserviamo i pensieri, essi scompaiono e ciò che rimane è il vuoto, che è pacifico. Irato è quando immediatamente sorge un altro pensiero, che rappresenta il movimento. Il movimento è legato a tutto ciò che è connesso all’aspetto dell’energia, quindi Shitro significa pacifico e irato, stato calmo e movimento.

Perché questi due aspetti sono presenti in due luoghi diversi? Il centro del corpo è come la sede del nostro stato primordiale e la sua funzione è legata alla mente. Distinguiamo tra mente e natura della mente. Quando la mente è in uno stato calmo, è simile al vuoto. Quando c’è movimento come nasce? Quando vediamo, sentiamo e così via, i sensi entrano in contatto con gli oggetti dei sensi e pensiamo, giudichiamo e sorgono i pensieri. Come vediamo, come sentiamo? Vediamo quando apriamo gli occhi, dove sono gli occhi? Sulla testa, dove sono le orecchie, dove è il naso? Sulla testa. Tutti gli organi di senso sono sulla testa, per questo motivo tutti i contatti [with objects]con gli oggetti, che proviamo o riceviamo, sono sulla testa. È come se nella testa ci fosse l’ufficio della mente.

L’insegnamento Sutra parla di coscienza degli occhi, coscienza delle orecchie e coscienza di tutti gli organi di senso. Ma questo non si riferisce alla coscienza che giudica e pensa, come la mente. Occhi e orecchie non possono pensare e giudicare ma hanno la loro funzione. Quello che ricevono viene immediatamente comunicato alla mente. La mente riceve e poi pensa e giudica. Ma quello che pensa e giudica è la mente, non la coscienza degli occhi, delle orecchie o degli altri organi di senso. Per questo diciamo che la mente è al centro del corpo non nella testa.

Dal momento che riceviamo informazioni dall‘ “ufficio della mente” crediamo che la mente sia nella testa. Ma la mente non può essere nella testa perché la mente è collegata con la coscienza che è collegata con lo stato primordiale che è connessa con la nostra potenzialità primordiale. Ogni potenzialità che esiste ha la sua dimensione e noi abbiamo la dimensione del corpo fisico.

La testa non è il centro; il centro è qui [in the area of the heart][nell’area del cuore]. Quando si dice di fare la visualizzazione al cuore, si indica il centro del corpo, non l’organo fisico del cuore che non è veramente al centro. Lo chiamiamo “cuore” per fare la visualizzazione. Perchè questo è il sito della mente e dello stato primordiale? Abbiamo questi due aspetti o manifestazioni, ma sebbene siano due aspetti diversi non sono due condizioni diverse. La loro condizione è sempre la stessa, solo qui [at the heart][al cuore] la maniera di manifestarsi è pacifica, mentre qui [in the head][nella testa] è irata, ma l’essenza è connessa con le nostre tre potenzialità primordiali . Questa è la pratica dello Shitro.

Il Canto del Vajra è strettamente legato allo Shitro. Nello Shitro tutti i tantra sulla liberazione o thardrol, includono trolwa trugden o le Sei Liberazioni. Alcune tradizioni negano l’insegnamento Dzogchen dicendo che pretende si possa ottenere la liberazione attraverso la funzione dei sensi. Dicono che ciò implicherebbe che si possa avere liberazione dal samsara senza la necessità di seguire un insegnamento.

Quando diciamo Sei Liberazioni intendiamo liberazione dal samsara. Molti esseri senzienti che sono nel samsara non hanno alcuna garanzia di avere liberazione. Il Canto del Vajra e le Sei Sillabe ecc. possono creare una causa di liberazione per questo tipo di esseri. Quando ricevono la causa della liberazione, ad un certo punto possono seguire la Via e, prima o poi, avere realizzazione, questa si chiama liberazione.

Per la liberazione attraverso la vista, che è chiamata thongdrol, prepariamo i mantra del Canto del Vajra poi c’è un Mandala Chakra con molti mantra che hanno questa potenzialità, e quando li si guarda si crea una buona causa di liberazione. Poi abbiamo il famoso thödrol, ovvero liberazione attraverso l’udito. La gente parla del Bardo Thödrol [Tibetan Book of the Dead](Il Libro tibetano dei morti) che viene letto o recitato a persone che stanno morendo. Il principio del Bardo Thödrol è lo stesso del Canto del Vajra. Se cantiamo il Canto del Vajra e altri esseri senzienti lo ascoltano, questo può creare una causa di liberazione per quegli esseri senzienti perché ha quella potenzialità.

Per esempio, uno dei diciassette tantra dell’Upadesha spiega la qualità e il valore del Canto del Vajra, dicendo che quando cantiamo il Canto del Vajra, anche se crediamo di cantare da soli, non siamo mai soli. Con la potenzialità del suono del Canto del Vajra, milioni di Dakas e Dakinis si riuniscono e cantano insieme a noi. Il tantra continua spiegando che qualsiasi luogo in cui viene cantato il Canto del Vajra diventa un luogo sacro per sempre, il che significa che quando le persone vi si recano, possono ricevere quel tipo di beneficio. Ci sono molte spiegazioni di questo tipo.

Nell’ insegnamento Sutra si dice che persino la potenzialità del nome di un Buddha può essere una causa per gli esseri di rinascita nel regno dei Deva. In un sutra si parla di uno stagno con molti pesci dove, a causa del clima molto secco, l’acqua si stava prosciugando e i pesci cominciavano a morire. Un principe vista questa situazione con alcuni amici, per aiutare i pesci cercò di aggiungere acqua nello stagno, ma era già troppo tardi. Il principe che seguiva l’insegnamento di Ratnasikhin, un buddha di quell’eone, pregò recitando il nome di quel buddha e creare qualche beneficio per quei pesci. Dopo la morte quei pesci rinacquero tutti nella dimensione dei Deva perché avevano ascoltato il nome di quel buddha. Quella era la potenzialità del nome di quel buddha. Buddha Shakyamuni lo spiegò in un sutra dicendo che in tempi molto antichi quel principe era stato una delle incarnazioni di Buddha Shakyamuni nel sogno quei deva lo omaggiarono e ringraziarono. Queste non sono le Sei Liberazioni ma è un buon esempio e negli insegnamenti Sutra vi sono molti esempi simili.

Proprio come i mantra thödrol che creano una causa di liberazione attraverso l’ascolto, esistono i anche il tridrol che significa che la potenzialità di un profumo può creare una causa di liberazione come il profumo dell’incenso potenziato con i mantra. Poi ci sono i nyongdrol, che significa che il gusto può creare una causa di liberazione. Nyongdrol originariamente viene dall’insegnamento Dzogchen ed è diventato molto diffuso nella tradizione Nyingmapa e poi in tutte le altre tradizioni. Ci sono centotto ingredienti nel nyongdrol, alcuni dei quali sono molto rari e difficili da trovare. Oltre alla preparazione della medicina, pratichiamo per una o due settimane finché non si manifestano i segni della pratica e il nyongdrol è potenziato. Assaggiare questo tipo di nyongdrol può essere una buona causa.

Poi abbiamo i tagdrol, che sono mantra preparati in modo da entrare in contatto con il corpo. Anche Il tatto è uno dei sei sensi. Infatti, proviamo a mettere tagdrol in contatto con il corpo di coloro che stanno morendo, soprattutto di coloro che non sono praticanti. Per dare beneficio a tutti gli esseri senzienti in genere, se abbiamo un po’ di nyongdrol, possiamo scioglierlo e metterlo in un fiume o ruscello in modo che possa creare una buona causa. Questo è un esempio di alcuni dei tanti modi in cui possiamo creare benefici per gli altri.

Come possiamo noi praticanti utilizzare le Sei Liberazioni? Sebbene i praticanti non abbiano bisogno di creare una causa di liberazione, poiché hanno già una causa in quanto seguono già l’insegnamento e fanno la pratica, se usano una qualsiasi delle Sei Liberazioni, ciò aiuta ad aumentare la chiarezza. Per questo motivo se ne avvalgono anche i praticanti.

Il Canto del Vajra è davvero molto famoso in questo campo. Quando lo facciamo in breve ci concentriamo sulle sei sillabe. Come, quando alla fine della pratica dedichiamo i meriti con HA A HA SHA SA MA, le sei sillabe di Samantabhadra, che rappresentano lo stato del Dharmakaya.

Nella trasmigrazione abbiamo sei loka, o dimensioni. Perché sono sei? Perché abbiamo cinque emozioni. Giorno dopo giorno accumuliamo una gran quantità di attaccamento che alla fine produce la rinascita o trasmigrazione nel samsara, per esempio nella dimensione dei Deva, o se si tratta di qualcosa di molto pesante, nella dimensione dei Preta. Abbiamo tre stati superiori e tre stati inferiori. Tutti e tre sono fondamentalmente legati a tre emozioni, ma il loro modo di manifestarsi a volte è leggermente diverso. Ad esempio, la gelosia è legata all’attaccamento così come all’orgoglio e alla rabbia. La caratteristica di queste emozioni è quella di manifestare gelosia, ma la radice è sempre collegata a tre emozioni. In questo modo allora possiamo avere la trasmigrazione nei sei loka. Una volta purificati i sei loka, cosa rimane? Torniamo alla nostra vera natura. In genere andiamo nella direzione del samsara infinito, della visione dualistica, ma quando ne prendiamo coscienza ci fermiamo, non andiamo in quella direzione, ma andiamo invece nella direzione opposta, rulog, e ci concentriamo sulla nostra origine, Dharmakaya. In questo modo possiamo avere la realizzazione. Quando siamo nello stato di rulog siamo nello stato di HA A HA SHA SA MA. Quando andiamo nella direzione del samsara infinito, siamo nello stato dei suoni che sono la causa dei sei loka: A SU NRI TRI PRE DU. Sebbene non sia una pratica di trasformazione, quando siamo nella nostra vera natura possiamo invertire il samsara ed essere nella nostra vera natura, che è lo stato del Dharmakaya, l’essenza del Canto del Vajra.

Per esempio quando vogliamo beneficiare diversi tipi di esseri senzienti, possiamo pronunciare HA A HA SHA SA MA. Quando lo ascoltano, può diventare una buona causa. Se ne abbiamo la possibilità, è fantastico se riusciamo a pronunciare il Canto del Vajra completo, ma vanno bene anche queste sei sillabe. Queste sei sillabe non si trovano nell’insegnamento Vajrayana e nemmeno in importanti Tantra come il Kalachakra. Esistono solo nell’insegnamento Dzogchen e nell’Anuyoga.

A cura di Liz Granger
Montaggio finale Susan Schwarz Traduzione italiana Enrica Rispoli