Necrologio – Asem, Abdel Hamed Mohamed Asem El Nashar, marito di Elisabeth Crouzet
La nostra sorella di Vajra, Elisabeth Crouzet, ha perso il suo amato marito Asem, morto in ospedale mercoledì, 22 febbraio 2023, alle quattro del mattino. Era un membro attivo della Comunità Dzogchen, fin dai primi anni della Comunità, e ha creato il giornale ‘the Mirror’, dopo aver incontrato Chogyal Namkhai Norbu nel 1986.
Elisabeth ricorda che Asem incontrò Chogyal Namkhai Norbu durante un ritiro in Grecia nel dicembre del 1986, dove ha anche incontrato Elisabeth. Nonostante Asem abbia avuto un’educazione musulmana, era molto rispettoso degli altri e delle loro credenze.
Nel dicembre del 1989 Asem venne a Merigar e solo dopo pochi giorni presentò a Rinpoche la sua idea di creare un giornale per la Comunità Dzogchen. Quando l’impaginazione era finita e il primo numero del Mirror era pronto per essere stampato, Asem ed Elisabeth andarono a Napoli per mostrarlo a Rinpoche e per avere la sua approvazione di andare avanti. Rinpoche non poté incontrarli, ma al telefono chiese se pensavano che andasse bene. Asem rispose che per lui andava bene e Rinpoche disse: ‘ ok, allora va bene. Lo potete stampare!’. Aveva una tale fiducia in Asem e in tutti coloro che lavoravano con lui!
Il primo numero del Mirror apparve nel marzo del 1990 e per le prime edizioni del Mirror Asem lavorò con Raimondo Bultrini, John Shane, Cristiana De Falco e molti altri. Nei primi anni del giornale, il Mirror veniva prodotto nell’ufficio vicino a quella che adesso è la sala del Mandala dove Rinpoche cominciava a preparare e a insegnare la Danza del Vajra.
In questi ultimi anni Asem ed Elisabeth sono vissuti nella campagna francese. Traduzione italiana di Gloria Ramita Cugurra
Due parole su Asem
Ho sempre trovato Asem un vero gentiluomo, nel vero senso della parola come la intendono gli inglesi: lui era sia molto gentile che molto corretto.

Primo numero di The Mirror, 1 marzo 1990
Quando Merigar stava nascendo e i servizi che oggi diamo per scontati non c’erano, fece un impagabile servizio alla Comunità quando mise a disposizione i suoi notevoli talenti e la sua esperienza di giornalista per sostenere il progetto di dare vita – in una remota località di montagna dell’Italia rurale – a un giornale a periodicità regolare che riportasse informazioni riguardanti le attività di Rinpoche, trascrizioni dei suoi insegnamenti, resoconti sui ritiri e storie personali, che sarebbe stato spedito in tutto il mondo dal locale ufficio postale.
Come molti altri nella Comunità, avevo competenze quale scrittore che mi resero in grado di essere uno dei primi redattori, rivedendo e traducendo gli insegnamenti di Rinpoche e scrivendo io stesso articoli per il giornale, ma senza il talento organizzativo di Asem e quella che si potrebbe chiamare la sua “sottigliezza diplomatica”, il giornale “The Mirror” non sarebbe mai decollato e, qualora fosse riuscito a partire, senza di lui non sarebbe stato in grado di andare avanti.
Il progetto dovette superare molti ostacoli di diverso tipo e la calda e amichevole presenza di Asem, la sua intelligenza flessibile, la sua pazienza e abilità di perseverare tranquillamente quando altri magari avrebbero rinunciato, fecero la differenza fra il successo e il fallimento di quello che cercavamo di fare assieme.
Era molto bravo in una cosa che Rinpoche ci chiedeva sempre di fare, ma che era più rara in noi di quanto si potesse pensare: collaborare. Quando sentiva che doveva mettersi alla guida, lo faceva con l’esempio. Quando sentiva che era il momento di obbedire, lo faceva con buona grazia.
Asem aveva dietro di sé una storia professionale fatta di risultati notevoli, ma era sempre modesto e mai arrogante.
Il suo meraviglioso senso dell’umorismo, che rendeva divertente sia lavorare con lui che passare il tempo, gli dava l’abilità di scherzare su tutti, incluso – oso dire – sé stesso e il suo aspetto.
Ora che sono passati tutti questi anni, ricordo ancora come era solito presentarsi a mia figlia minore Jessie e a suoi amici che parlavano inglese quando venivano negli uffici del Mirror.
Quando vedeva i ragazzi arrivare alla porta, allora indicava la sua faccia e diceva in inglese: “I am mouse…!!!” (Sono topo)
E le ragazze e i ragazzi ridevano dicendo “No…!! Non lo sei…!! Non lo sei…!! Sei Asem…!!!
Allora Asem indicava di nuovo la sua faccia e torceva i suoi mustacchi in modo che sobbalzassero su e giù sotto il suo naso e gridava: “Mouse (topo)…!! Mouse (topo)…!! Vedete, sono un mouse-tache…!!!” (N.d.T. gioco di parole con “mouse” (topo” e “moustache”, baffi, mustacchi)
Come potete certamente immaginare, la ripetizione di questo gioco che si divertiva tanto a inscenare scatenava sempre più risate nella stanza.
In qualche modo, con il suo garbato buon umore, Asem generò nel primo team del Mirror il senso che tutte le difficoltà che stavamo per affrontare, per realizzare un giornale con le risorse e gli strumenti ridotti all’osso che a quel tempo avevamo a disposizione, fossero un gioco che avremmo potuto portare a compimento facilmente e agevolmente – se solo avessimo osato immaginare il risultato che volevamo ottenere per poi fare la nostra giocata migliore.
Anche se, eravamo ai primordi del Gar, Asem scherzava con i “bambini di Merigar” dicendo che i suoi mouse-tache lo facevano assomigliare a un topo, in realtà per il modo in cui viveva era più simile a un leone amichevole – senza paura e sempre pronto ad affrontare qualsiasi sfida – sempre gentile e amabile verso coloro che lo circondavano.
Tutti segni, mi sembra, se posso permettermi di dirlo, sia del suo carattere naturalmente buono che dei risultati positivi della comprensione degli insegnamenti che aveva ricevuto da Norbu Rinpoche. John Shane Traduzione italiano di Clara Lovisetti
Asem – di Raimondo Bultrini, già direttore di The Mirror

Supplemento speciale in occasione della visita di Sua Santità il Dalai Lama, 1990.
Eravamo a cavallo tra gli ’80 e l’inizio degli anni ’90, l’Italia cattolica aveva iniziato da poco a conoscere i flussi migratori dal sud e dall’est e la gente, a quasi ogni livello sociale, era ancora diffidente verso il diverso da sé. Anche nella comunità dzogchen era difficile incontrare praticanti di etnie non caucasiche, non ovviamente per un’esclusione voluta, ma credo sia stato proprio Asem il primo fratello del Vajra di origine araba a fare il suo ingresso a Merigar. All’anagrafe Abdel Hamed Mohamed Asem El Nashar, aveva seguito la sua compagna francese Elizabeth, da tempo trasferita in Italia per seguire il maestro e i suoi insegnamenti, ed insieme hanno proseguito un percorso spirituale che li ha sempre visti impegnati a sostenere il sangha in ogni modo possibile.
Come avvenne nel resto della società italiana con la difficile ma proficua integrazione dei nuovi arrivati, l’apporto degli stranieri alla comunità dzogchen di Merigar è stato determinante per stabilire quello che diventerà un network mondiale oggi in continua interazione, anche grazie ai media (oggi digitali) come il Mirror e le pagine sui social o la messaggistica di Norbunet. E’ stato all’inizio di questo processo che lo spirito d’iniziativa e la creatività di Asem hanno contribuito a piantare e nutrire un seme che ha dimostrato di essere resistente agli ostacoli incontrati sul cammino. Il Mirror fu proposto da Asem direttamente a Rimpoche e il maestro ne comprese subito le potenzialità di strumento di comunicazione e approfondimento degli insegnamenti, di scambio delle esperienze degli individui e dei gar stessi.
A distanza di tre decenni i dettagli mi sfuggono, ma è ancora vivo in me il ricordo dell’entusiasmo col quale Asem cercava di convincere tutti noi dell’importanza di una comunicazione senza frontiere tra centri e praticanti. Va ricordato che a quel tempo non esisteva Internet e i primi numeri del Mirror – come avveniva già in Italia con la Merigar Letter – andavano spediti in giro per il mondo con costi elevati. Ma non era il solo ostacolo. Anche se in linea di principio tutti concordavamo con lui sull’esigenza di comunicare tra noi praticanti di tanti paesi, i costi erano poca cosa rispetto all’impresa di scrivere, far scrivere i collaboratori, impaginare, stampare e distribuire.
Se il Mirror, dalla carta alla sua mutazione digitale, è ancora vivo e letto in diversi continenti, molto si deve all’energia e all’intelligenza di Asem, sostenuto ad ogni passo da Elisabeth e da altri praticanti che hanno poi realizzato la complessa macchina organizzativa di un giornale.
A Elizabeth Crouzet vanno le mie condoglianze più sentite, uniti nel ricordo di tante giornate e serate in allegria passate insieme al caro Asem. Raimondo Bultrini