Ciao a tutti, i miei amati fratelli e sorelle della Comunità Dzogchen, che in questi anni mi avete sempre fatto sentire il vostro amore, la vostra stima e il vostro supporto. Scrivo questo articolo per comunicarvi sostanzialmente due cose: prima di tutto, che non potevo avere fortuna più grande nella mia vita che quella di incontrare il Maestro, e che ogni cosa buona nella mia vita viene solo ed esclusivamente dal seguire il suo esempio e il suo insegnamento. Il Maestro mi ha insegnato anche a fare pace con me stesso e con il mio essere artista e leader, e in un momento in cui credevo che fare l’artista e praticare il Dharma fossero due cose inconciliabili, mi ha insegnato che ogni cosa nella vita può essere pratica spirituale.

La seconda cosa è che, nella mia esperienza di vita come artista, ho imparato che il vero successo consiste nell’essere soddisfatti di se stessi e in armonia con ciò che si fa. Benchè il fatto di fare dell’arte un lavoro dipenda molto dall’approvazione degli altri e dall’industria che gestisce il sistema, io ho imparato a fare sempre a modo mio, senza giochi sporchi e senza seguire mode e tendenze negative, raggiungendo risultati straordinari basandomi soprattutto sulle mie forze e su quelle dei miei collaboratori.

I miei modi di esprimermi sono vari: sono un cantautore, un cantante, un intrattenitore, un musicista, un MC, un DJ, un organizzatore di eventi, uno speaker radiofonico e anche un educatore professionale che usa la musica come strumento terapeutico.

Allora, allora, vediamo da dove possiamo iniziare… ecco, ci sono. Siamo nella Sala Gialla a Merigar e, come spesso accadeva, si rideva e si scherzava con il Maestro. A un certo punto, Enrico dell’Angelo fa: “Jaka, racconta al Maestro come fai a comporre le tue canzoni!” E io dissi che ci sono canzoni che nascono pensando, provando, studiando, correggendo, e poi ce ne sono altre che sgorgano spontanee, come se qualcuno te le dettasse, testo e melodia, come in un flusso. A quel punto, il Maestro, che fino a quel momento mi aveva ascoltato senza, apparentemente, mostrare molto interesse, alzò la testa e mi guardò dritto negli occhi. Da allora, ho mostrato sempre più interesse a coltivare quello stato, anche durante il processo creativo, in cui ogni aspettativa cessa di esistere ed ogni giudizio è momentaneamente sospeso.

Uno dei brani nati così si chiama “Solo L’amore” e recita:

L’amore è la cura, è la risposta,
e quando tutto crolla, è solo ciò che resta.
L’amore non è solo una relazione tra due persone,
e quel che chiamiamo amore è solo un fraintendimento.
Il vero amore dà e nulla chiede in cambio,
l’amore è molto più, molto di più di un sentimento:
è come una fonte senza interruzione,
ha la forza di una mamma e il coraggio di un leone.

Sta a suo agio tra i piaceri come tra i dolori,
ed assapora i buoni come i cattivi odori
dove c’è egoismo non c’è amore
e non lo dico io ma ce lo dice il cuore
per me l’amore non è gelosia
l’amore è la risposta, l’amore è la via!

Dopo molti anni che non eseguivo più questo brano dal vivo, nel 2023 a Trapani, in Sicilia, lo suonai davanti a 10.000 persone. Questo brano lo dedicai a una mia amica che era stata uccisa qualche giorno prima, proprio vicino a Trapani, per gelosia dall’ex marito. Alla fine del brano, mi uscì un urlo lungo e straziante che scioccò la piazza. Ecco, io penso che la musica debba essere vera e servire a smuovere le coscienze, ad elevare, a divulgare valori che ci possano aiutare ad essere migliori e più rispettosi di noi stessi e degli altri, e a valorizzare comportamenti edificanti piuttosto che a glorificare comportamenti distruttivi.

Il genere musicale che pratico maggiormente si chiama Reggae ed è uno stile di musica che mi ispira positività. Io appartengo alla prima generazione di artisti italiani che per primi hanno iniziato a cantare il Reggae e il Rap e il Raggamuffin (cioè il Rap giamaicano) nella propria lingua madre. Penso che il Reggae sia una musica mistica e spirituale, sensuale e terrena, ed è una musica collegata alla natura e alle radici. Io amo tanti generi diversi di musica e adoro collaborare con artisti di generi differenti, senza limitazioni. Ad esempio, ho realizzato collaborazioni con artisti della comunità come Roberto Cacciapaglia, in due brani chiamati “Music Paradise” e “Piano Paradise”: un incontro straordinario, come straordinario fu quando Roberto, durante gli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Livorno, mi presentò Franco Battiato, che per me è sempre stato il mio artista preferito. Ho collaborato anche con Rosie Wiederkehr e gli Agricantus, in un brano chiamato “Divinità du mari”, e ho tenuto feste memorabili sul Monte Amiata con Francesco Festa, aka Dj Dorje. La musica mi scorre nell’anima da sempre. Mia madre, ad esempio, annotava sul diario di famiglia che, quando avevo solo due mesi, l’unico modo per farmi stare calmo era tenere la radio accesa. Infatti, per me, la musica è cura e terapia. La musica concepita solo come intrattenimento non mi ha mai interessato tanto; invece, mi interessa quella musica che esprime la cultura di un popolo, che trasmette valori positivi, che ispira ad essere migliori, che apre il cuore.

Per questo ho sempre usato la musica anche come strumento terapeutico, ed ho lavorato per tanti anni nei quartieri di periferia, tenendo dei laboratori di Rap in strada. Avevavamo un camper con un piccolo studio di registrazione dentro, e andavamo nelle periferie ad incontrare i ragazzi per fare un progetto di prevenzione sulle sostanze stupefacenti, e usavo la musica come strumento di contatto ed educazione. Ho tenuto questi laboratori di scruttura di canzoni anche nelle scuole elementari, medie, licei ed università. Ho lavorato anche molti anni nei campi Rom e nei centri di accoglienza per immigrati. Ma la soddisfazione più grande mi viene dal lavoro nelle carceri minorili.

Sono stato il primo in Italia ad usare il Rap ed il Raggamuffin per fare laboratori nelle carceri, iniziando a Firenze nei primi anni del 2000 e continuando fino ad oggi, dove ho tenuto negli ultimi anni degli incontri al carcere minorile di Palermo, il famoso “Malaspina”. Questi laboratori hanno un forte impatto emozionale, il metodo che uso lo chiamo “Maieutica”, perchè aiutando i ragazzi a tirare fuori quello che hanno dentro, li si aiuta a conoscere le proprie emozioni e a li si porta a rifletterci sopra. La musica così diventa una occasione di conoscenza di sè, ma anche conoscenza delle conseguenze dei propri pensieri, emozioni, parole ed azioni. Educazione emotiva attraverso la musica. Durante questi laboratori oltre a liberare la voce si lavora anche un poco con il corpo e con l’espressione corporea.

A me piace molto ballare e muovermi, lo trovo molto liberatorio, e durante i miei concerti ho sempre ballato come un pazzo, ma poi ho scoperto che poteva esistere anche un altro modo di muoversi. Quando il Maestro iniziò a fare praticare le Khaita per me fu una scoperta meravigliosa. All’inizio non capivo tanto bene la funzione e infatti scappavo sempre o arrivavo tardi, e ogni volta lui mi guardava come dire: lo vedi vero che ti vedo? Ma io ero un pò monello, quindi continuavo a scappare nonostante sapessi quanto lui disapprovasse il mio disinteresse.

jaka and ChNN_july 2025
Jaka con Chögyal Namkhai Norbu

Poi quando nel 2016 mi trasferii a Tenerife, passai un anno a stretto contatto con lui ogni giorno, facendo il suo Bodyguard, e li iniziai a danzare Khaita tutti i giorni. All’inizio ovviamente danzavo solo per fare ridere il Maestro, perchè tutti andavano da una parte e io dall’altra, ma poi piano piano, grazie al suo continuo incoraggiamento iniziai ad entrarci dentro. Lui ogni santo giorno mi diceva, “bravo, hai ritmo”, mi diceva “sei bravo” anche quando non lo ero, ma vedeva la mia potenzalità. Credo di non essere stato mai più così felice nella mia vita come durante quel periodo. Danzavamo due ore al giorno e anche più davanti al Maestro e la gioia che provavo era indescrivibile, era la prima volta che sentivo una gioia così forte venire da dentro, piangevo dalla gioia e ancora oggi piango al solo evocarla, o ogni volta che danzo.

In più quello che il Maestro stava facendo con quelle canzoni corrispondeva esattamente a ciò che ho sempre cercato di esprimere nella mia musica. Ad esempio l’amore per la propria terra di origine e per i suoi valori positivi, perchè io da siciliano ho sempre cercato di ribaltare lo stigma della Sicilia come terra di Mafia e ho sempre cercato di parlare invece della generosità del nostro popolo e della sua bontà e onestà. Rimpocè diceva di non essere molto interessato alle canzoni di amore dozzinali, e anche se io qualche canzone sensuale l’ho scritta in realtà, poi la maggior parte delle volte nei miei brani preferisco parlare sempre di un amore incondizionato, o del rispetto tra le persone, evitando brani in cui si attacca il prossimo, ma scrivendo canzoni in cui si glorifica la bellezza della saggezza e la felicità che ne consegue.

Questo tipo di contenuti non si trovano solo nei miei dischi ma anche nei miei spettacoli dal vivo e nella mia vita. Non mi interessa cantare di cose che non vivo o non conosco. I miei show sono molto energetici. Io vengo dalla scuola del Punk, quella del “Do it by yourself”, vengo dalla strada, vengo dalla cultura delle feste popolari, vengo da una lunga gavetta, io non concepisco la distanza tra palco e pubblico, per me un concerto non è una esibizione, è uno scambio di energia, e io non sono li a fare vedere quanto sono bravo a fare qualcosa, non mi interessa questo aspetto, quello che mi interessa è comunicare con le persone, e non guardare nel vuoto ma guardare la gente negli occhi quando canto. Quindi per me ogni concerto è una festa che coinvolge tutti, al punto che la gente a volte sale sul palco con noi a ballare, come successe durante un mio concerto ad Arcidosso, quando salirono prima i bambini e poi tutti gli altri fino ad invadere l’intero palco, esiste un video di quel momento su youtube “Jaka at Merigar 30th Anniversary” che è molto divertente e vi consiglio di vedere, riconoscerete molti dei nostri amici li a danzare ahahah.

Ho composto centinaia di canzoni e decine di albums, ma non penso mai che quella canzone sia “mia”, penso più che siamo come canali energetici attraverso cui le cose fluiscono. La musica ha una energia che va oltre le parole, e io canto in italiano, siciliano, inglese e giamaicano. Credo di aver fatto decine di migliaia di concerti e dj set nella mia vita, suonando ovunque in Italia da Nord a Sud, ma anche a Londra, New York, Parigi, Barcellona, da Kiev alla Jamaica. Forse è anche grazie a questa mia energia e alla mia esperienza che molti grandi artisti mi hanno sempre invitato a cantare con loro durante i loro concerti, e ho duettato con delle autentiche leggende internazionali come Alton Ellis, Max Romeo, Luciano, Morgan Heritage, Eek-a-mouse, Alborosie, Macka B, Michael Franti, Dub Fx, e in Italia con artisti come Piero Pelù, Boomdabash, Roy Paci, Frankie Hi ng, Alma Megretta, Sud Sound Systems, Africa Unite e tanti altri.

Per cantare dal vivo così devi avere una certa capacità di improvvisare perchè non sai mai su che brano verrai invitato, se la tonalità e il ritmo saranno a te congeniali, ma devi salire su un palco e spaccare tutto. Questa è la dura scuola da cui provengo, buona alla prima, non c’è tempo per una prossima occasione, devi dare il meglio sempre nel momento presente, non hai una seconda opportunità.

Io quando canto sono felice se arrivo anche solo al cuore di una persona, non è importante se canti davanti a 30 persone in un posto sperduto, o davanti a 30.000 come mi è successo sul Main stage del Rototom Sunsplash o allo stadio Olimpico di Roma. Il fatto di andare a suonare tanto dal vivo negli anni mi ha aiutato a creare un rapporto molto intimo, diretto e sincero, con il mio pubblico. Questo supporto dei miei fans è stato molto forte quando ho lanciato un crowdfunding per la autoproduzione del mio album “Il suono dell’Isola” e ho raccolto 15.000 euro di donazioni in due mesi, perchè la mia popolarità non è basata sulla fama o sulla pubblicità ma su reali rapporti umani, io non sono una superstar, sono una persona normale. Credimi, mi è capitato più di una volta che qualcuno con le lacrime agli occhi mi dicesse: “Jaka, stavo per uccidermi ma la tua musica mi ha salvato la vita!”, ecco, questo per me è il vero successo, non essere nelle classifiche o andare in TV.

Poi sono entrato nella vita di molte persone grazie anche a Controradio/Popolare Network, una stazione radio alternativa molto ascoltata a Firenze e in Toscana e nel mondo via web, dove per tanti anni ho trasmesso quotidianamente come speaker, e oggi conduco ancora “Bongoman” il mio programma specializzato in musica Reggae che è uno dei più longevi format della radiofonia mondiale, in onda da 34 anni consecutivi, usando un linguaggio che è stato addirittura oggetto di tesi di Laurea. E poi nel fare tutte queste belle cose, basate sulla comunicazione, bisogna sempre mantenere uno spirito aperto, curioso e gioviale.

Jaka Giacalone_july 2025

Voglio raccontarvi un’ultima bella storia: qualche anno fa nel corso di un ritiro una praticante della Comunità diede una bella festa. A questa festa venne invitato il Maestro e alcuni di noi. Quando arrivammo sul luogo attraversammo un vasto parco privato e poi entrammo in una stupenda casa antica, di famiglia nobiliare, addobbata da quadri e oggetti preziosi. Era una villa enorme e al centro di questo bellissimo salotto se ne stava seduto il Maestro su una comodissima poltrona con il suo sguardo bello rilassato. Facemmo una piccola danza di Khaita per lui e i padroni di casa, poi il Maestro chiese a Roberto Cacciapaglia li presente di suonare qualcosa al pianoforte e Roberto suonò una musica bellissima, e l’atmosfera nella stanza era molto piacevole ma un po’ formale.

A un certo punto il Maestro mi guardò e con un semplice cenno del capo, mi invitò a cantare qualcosa. Ovviamente me lo chiese perchè sapeva bene cosa aspettarsi, quindi andai da Roberto e gli chiesi di suonare tre semplici accordi in maggiore in levare, e a quel punto iniziai a improvvisare rime Rap, e fu come se all’improvviso un uragano fosse entrato a travolgere la situazione in maniera paradossale. Il Maestro iniziò a battere le mani a tempo e a ridere, in breve tempo l’atmosfera divenne esilarante e tutti iniziarono a battere le mani e a rispondere in coro ai miei botta e risposta. La session finì con il Maestro che si sbellicava dalle risate e ci guardava complice. Da quel momento tutti alla festa divennero un pò più sciolti e rilassati. Ecco per me questo è stato il momento più soddisfacente della mia vita di “artista” e, probabilmente, quello in cui ho capito di più quanto non serva a niente prendersi troppo seriamente, perchè il gioco illusorio della vita e quello dell’arte coincidono.
E ancora oggi le mie rime continuano a sgorgare come da una fonte di luce senza inizio ne fine:

Amo quei guerrieri che condividono con me il sentiero
vanno avanti nella vita con il loro modo sincero
portano la pace dov’è la guerra, la luce dove fa freddo
il colore dove è buio
Amo i miei nemici, non posso fare a meno
Perché so che se gli odiassi non sarei diverso da loro

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