”Chiunque raffiguri le forme dei Vittoriosi,
otterrà…. una forma attraente e nobile,
il controllo sui sensi, erudizione e la radianza simile al sole…
saranno liberi dalle malattie, dal dolore, dalla sofferenza e dalla paura…
non saranno mai schiavi di qualcuno e non saranno a disposizione di chiunque….
i loro sensi non saranno mai danneggiati”.
(Benefici derivanti dal dipingere immagini buddiste. Kangyur, Sutra)
Ho spesso ammirato le misteriose, sacre thangka e non ho mai immaginato che avrei partecipato, un inverno, al ritiro di Larisa Rozhnova organizzato da Kunsangar North. Con la mia pazienza e il mio quaderno mi ero preparata ad ascoltare e a scrivere molto, convinta che avremmo iniziato a dipingere alla fine del corso. Ma ‘l’introduzione’ è stata breve. Dopo aver meditato sulla forma del Buddha (con cui sono iniziate tutte le sessioni) seguivano cinque minuti di descrizione delle unità di misura tradizionali usate nella pittura – sor (Tib.) – e una guida pratica per creare delle “scale-Sor” da una striscia di carta senza la quale non è possibile lavorare. E ora con in mano un pezzo di carta – una matita e il tavolo – e una griglia di linee simmetriche – ho potuto disegnare la faccia del Buddha. Mentre disegnavo le mie linee la mia mano si abituava alla matita, durante la piacevole enumerazione dei trentadue Grandi Segni del corpo del Buddha da parte di Larisa, il mio disegno ha iniziato a “manifestarsi” sulla carta. E subito ho capito che questo sarebbe stato “il mio hobby per molto tempo”. Con crescente interesse, senza interrompere il mio lavoro, ascoltavo le risposte di Larisa alle domande degli studenti man man che prendeva forma la thangka, immersa nel flusso di informazioni.
A volte avevamo bisogno di fare delle pause e ho visto come viene fatta la base, una cottura di pelle, colla e argilla, tradizionalmente usata nell’arte delle thangka, e ho guardato come la tela viene tesa su di un telaio realizzato secondo l’antica tecnica qui, a Kunsangar, da Vladimir Shemet, a cui siamo molto grati! Spero che nel tempo riuscirò a fare lo stesso.
Tradizionalmente gli artisti lavorano per terra con le gambe piegate. Di fronte hanno una tela incorniciata con una corda in cima. Sulla parte superiore del telaio, c’è una tavola di legno che permette alla mano di spostare il pennello e di lavorare sull’immagine sulla tela. È consuetudine sputare nella vernice, invece che sulla tavolozza, il punto tra l’indice e il pollice della mano sinistra. Ora le thangka sono fatte in Himalaya – India, Nepal e Tibet – dove si può studiare quest’arte.
“Ho studiato nell’India del nord, nel Manali, presso la School for the Himalayan Peoples, che, appunto, sono le nazioni del Tibet occidentale, seguaci del buddismo Vajrayana. Prima, dal 1994, ho studiato con Marianna Van Der Khorst, studentessa di Gega Lama e dal 1996 – e con Nawang Dorje, a capo della School of Painting in Gompa Style a Manali. Un giorno ha capito che ero in grado di rispondere alle domande e di poter insegnare quest’arte. Dal 2017 ho iniziato a dare corsi sia online che in sede “. (Larisa)
Abbiamo tutti sentito la differenza tra i due formati in questi ultimi anni. Svetlana, una dei partecipanti al progetto, racconta:
“Quando possiamo incontrarci di persona si produce di più che online. Il risultato ha superato le nostre aspettattive. Larisa è un’ottima motivatrice nel lavoro grazie alla sua fiducia nelle sue opportunità e al desiderio di lavorare ulteriormente “.
Per me il vantaggio indiscutibile dell’essere in presenza è la capacità di guardare come la tela viene messa a terra e asciugata, come viene trasferita su di essa un’immagine precedentemente disegnata, come vengono applicate le pitture minerali, diluite con la stessa colla dalle pelli. La luce, l’ampia sala ha la speciale atmosfera di un “ritiro”. Non sono la sola a pensarla così, leggete i commenti:
“Ci siamo molto coinvolti nelle lezioni, in un’atmosfera calda, rilassata e amichevole, che ha permesso anche alla (persona) più insicura di credere in se stesse, ha contribuendo allo sviluppo delle capacità di tutti.” (Yulia)
“Larisa è una magnifica insegnante e una grande praticante. Grazie a lei le lezioni non erano le lezioni non erano arti decorative e applicate.” (Olesya)
Vicino al mio tavolo c’era una persona ‘nuova’, una istruttrice di yoga, ho scoperto poi una sorella del vajra. Un disegnatore più esperto – studioso di fisica sperimentale, e la signora accanto a lei – un’artista professionista china sulla sua Tara vicino alla finestra … Uniti non solo dal desiderio di fuggire dalla città, rdi espirare aria gelida, di goderci il silenzio e la buona compagnia (e a Kunsangar è davvero meravigliosa, soprattutto in un inverno così soleggiato e nevoso!), ma stati attratti dall’antica arte sacra.
Fuori dalle finestre, la neve che brilla come fosse un arcobaleno al sole, senza respirare, ripeto le linee morbide, “I polpacci (la parte inferiore delle gambe) come quelli dell’antilope nera Enea”. Felicità.
“Sono grata a Larisa e agli organizzatori per la rara opportunità di entrare in contatto con l’arte tibetana delle thangka non solo esternamente – con una matita in mano – ma anche internamente – studiando le qualità illuminate dei Tathagata. Inaspettatamente per me questo corso ha permesso a nuove qualità della mia pratica personale di emergere. Grazie!” (Maria) Grazie! (Maria)
Due ritiri più tardi ho disegnato tre teste del Buddha di diverse dimensioni, ho copiato le proporzioni dei piedi e delle palme delle mani e di molte “sagge” mudra. l mio primo Buddha è stato disegnato da me. Finora senza vestiti e senza trono, ma (su consiglio di Larisa) ma colorato con quello che avevo a portata di mano, cioè da un tè forte e una soluzione acquosa con la vernice di un pennarello.
Il ritiro è finito. Per l’ultima volta abbiamo dedicato i meriti.
“Persone che con gioia e devozione
Lavorano sulla realizzazione di Stupa e immagini,
Avranno tesori estremamente numerosi in tutte le vite.
Tale è, secondo la tradizione, un perfetto maestro d’arte.”
(fdal Kangyur)
Il nostro tesoro è la gioia della creatività, della conoscenza, della comunicazione, dell’essere al Gar, nella “Ruota della gioia”, dell’opportunità che si è aperta per dare il nostro piccolo contributo alla conservazione delle tradizioni e della cultura del Tibet, cara al Maestro. Perché siamo tutti uniti nella voglia di continuare.
“Sarebbe bello poter partecipare a corsi regolari mensili e progredire sempre di più.” (Natalia)
“Vorrei avere la possibilità di continuare a studiare questa magnifica arte” (Svetlana)
“È il secondo anno che partecipo a questo corso e sono grata di questa opportunità.” (Olesya)
“Il fatto che questo corso offra l’opportunità di studiare l’antica arte tibetana stando qui, nel mio paese d’origine, grazie alle conoscenze e labilità di un maestro esperto, è qualcosa di unico e prezioso.” (Yulia)
Siamo partiti ma non ci siamo detti addio perché sappiamo che ci incontreremo presto nuovamente in questo posto speciale fondato da una persona unica. Sperando di essere di più a primavera quando la neve si sarà sciolta, i germogli e fiori sbocciati.
“La pelle è tenera e sottile. I capelli sul corpo sono diretti verso l’alto .”
Valentina Tarasenko
Le recensioni sono dei partecipanti, Kunsangar North, November-December 2020.







