Adriana Dal Borgo racconta le origini delle Danze Gioiose e come possono condurci, passo dopo passo, a portare presenza e armonia nella nostra vita quotidiana.

La nascita e lo sviluppo del progetto Khaita corrispondono ad una fase in cui la Comunità Dzogchen Internazionale ha cercato una maggior integrazione con il territorio, ben rappresentata dai festeggiamenti in occasione del trentennale di Merigar (2011). Per la prima volta che le ‘nostre’ attività non si sono svolte solo nelle strutture dell’Associazione ma anche nelle piazze dei paesi circostanti. Le dimostrazioni della Danza del Vajra e dello Yantra Yoga, le serate con spettacoli di danza, canti e concerti eseguiti da artisti della Comunità provenienti da tutto il mondo, hanno colpito le persone del luogo, sorpresi che i buddisti o i ‘’tibetani’’, come ci chiamavano, sapessero fare altro oltre a meditare….

E proprio il suono, nella forma del canto, ed il movimento, con la danza, sono le caratteristiche di Khaita – Armonia nello Spazio: un progetto creato dal Maestro Dzogchen Chögyal Namkhai Norbu e sviluppato con la collaborazione delle persone della Comunità di tutto il mondo.

Adriana Dal Borgo e altri danzatori moderni tibetani alla rappresentazione di Adeje Foto di Miguel Ferrada Gutiérrez

Il progetto consiste nel cantare e danzare insieme una selezione di circa 400 canzoni e 250 danze. Esse utilizzano forme e contenuti della cultura tibetana ma vengono poi espresse con coreografie elaborate da danzatori di altre provenienze culturali e diversi background, assumendo un carattere transculturale.

Chögyal Namkhai Norbu ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a perfezionare e diffondere questo Insegnamento le cui valenze, così come le diverse possibilità di applicazione, si svelano a poco a poco, come le molteplici facce di un diamante.

Una parola chiave del progetto è ‘’armonia’’, rappresentata dalla parola tibetana Khaita: ‘ta’ si traduce con armonia ma ha anche la valenza semantica di melodia, mentre ‘kha’ significa spazio.

Innumerevoli studi scientifici dimostrano i benefici per la salute del canto e della danza, attività che coinvolgono, armonizzandoli fra loro, sia il corpo fisico che la mente.

Cantare stimola la produzione delle immunoglobuline, di dopamina, di melatonina e di endorfine. In tal modo rafforza le difese immunitarie, è rilassante, analgesico, aiuta la memoria e la capacità di concentrazione.

Danzare aumenta la consapevolezza propriocettiva, stimola i sistemi circolatorio e respiratorio, aumenta l’efficienza neuromuscolare e il coordinamento, migliora l’equilibrio aiutando a prevenire lesioni e cadute, stimola la memoria, previene il sorgere di alcune malattie degenerative.

Danzare insieme, inoltre, favorisce l’interazione sociale.

Un esempio fra tanti: un recente studio, pubblicato dalla rivista Neuroscienze, ha dimostrato che la danza, più di altre attività fisiche, migliora la salute psichica e cognitiva. I risultati della ricerca hanno indicato miglioramenti del benessere emotivo, degli stati depressivi, della motivazione e di funzioni cognitive come la memoria, in tutte le fasce d’età e anche in individui con malattie croniche.

L’originalità del progetto Khaita consiste però nell’utilizzo del canto e della danza come pratica meditativa attraverso l’allenamento alla presenza e alla consapevolezza, dalle quali sorge una condizione naturalmente gioiosa. Chögyal Namkhai Norbu ha infatti scelto il nome ‘’Gioiose Danze Khaita’’, dove la parola ‘gioia’ si riferisce al sorgere di una condizione di rilassamento e profonda armonia, indipendente da situazioni effimere e dalle circostanze. Per trovare o riscoprire una condizione di gioia stabile dobbiamo guardare dentro di noi invece di inseguire risultati esterni che portano benefici solo temporanei. La funzione di Khaita è simile a quella dello specchio, strumento che ci permette di osservare noi stessi e simbolo frequentemente usato dal Maestro per farci capire come scoprire le potenzialità della nostra vera natura.

Il termine ‘armonia – melodia’ assume così un significato profondo, legato al principio dell’evoluzione:

“Viviamo su questo pianeta con molte altre persone. Evolvere significa sviluppare la comprensione della propria natura senza essere troppo condizionati dalla visione dualistica. In questo modo diventeremo ottimi esempi di vita per la società (…) Molte persone parlano di pace (…) ma come possiamo avere la pace nel mondo se non ci apriamo e pensiamo solo in termini di “io” o “noi” o vogliamo sempre cambiare qualcosa o qualcuno? Per avere la pace, abbiamo bisogno di evoluzione e questa deve svilupparsi nella condizione di ogni singola persona”. Namkhai Norbu “L’evoluzione e la nostra responsabilità verso tutti gli esseri senzienti” in The Mirror n.123 http://melong.com/wp-content/uploads/2013/11/TheMirror123.pdf

L’essenza della pratica dello Dzogchen è dimorare nella contemplazione in ogni istante, in ogni aspetto della nostra esistenza, costituita dal corpo fisico, dalla voce o energia e dalla mente.

Ci conduce nella stessa direzione l’origine etimologica della parola gioia, dal latino gaudio. Leggiamo nell’ Enciclopedia Treccani: Gioia intensa, soprattutto di natura spirituale o religiosa.

Non è semplice realizzare questa finalità. Non la si può raggiungere attraverso ragionamenti e analisi seguendo i movimenti della mente, ma solo allenando la presenza.

Quando agiamo rincorrendo i pensieri o sull’onda delle emozioni, “ciecamente”, possiamo essere causa di confusione, tensione e problemi per noi e per gli altri. Allenare la presenza significa invece imparare a non esserne condizionati, ad agire con “chiarezza”.

Il movimento è parte della nostra condizione, della nostra vita, fin da quando nasciamo: le cellule del nostro corpo si rigenerano continuamente. In movimento e in trasformazione è non solo il corpo fisico ma anche le emozioni ed i pensieri che continuamente sorgono.

Un metodo che ci dà gli strumenti per portare la presenza nel movimento, quindi in ogni singolo momento della nostra vita, può essere considerato come un gioiello! Khaita ci fornisce gli strumenti per questo allenamento.

All’inizio, soprattutto mentre stiamo imparando, dobbiamo impegnarci per capire come fare i passi, muovere le braccia, orientarci nei movimenti nuovi, ma quando diventiamo più familiari con le danze, possiamo semplicemente essere presenti e rilassati nel movimento e nella musica. A poco a poco, la presenza si estenderà a tutti i momenti della nostra vita finché non ci sarà più separazione fra questa e il momento della pratica o meditazione. La vita diventa una danza.

‘’Milarepa ha detto ogni movimento è yantra [yoga][yoga] Io dico ogni movimento è danza’’. Chögyal Namkhai Norbu, Dzamling Gar 2013.

La musica è suono più ritmo. Saper riconoscere e seguire un ritmo è fondamentale: il ritmo crea una melodia che accompagna la voce nel canto, guida i passi ed i movimenti nella danza; àncora la nostra mente e ci costringe, per non andare fuori tempo, a stare attenti e a non distrarci. Per rimanere in sintonia col ritmo, la mente non può più divagare perdendosi nei ricordi di situazioni passate o nelle aspettative del futuro ma deve rimanere nel presente.

E sarà questo allenamento a condurci, passo dopo passo, a portare presenza e armonia nella vita quotidiana: affronteremo in modo più adeguato le situazioni difficili, sapremo sciogliere le tensioni, saremo più rilassati e consapevoli, la nostra vita sarà più semplice e gioiosa.

Ritrovando un’armonia interiore, i movimenti della danza diventano più morbidi, rilassati, precisi. Mediante la melodia ci sintonizziamo e risoniamo come gruppo. Attraverso le coreografie che richiedono movimenti e gestualità sincronizzate, sviluppiamo la consapevolezza dell’altro, del noi e dello spazio intorno. Molte danze Khaita si svolgono in cerchio, una figura molto interessante e ricca di significati. Per creare un cerchio è necessario il contributo di ogni danzatore: dobbiamo tutti essere attenti a mantenere la stessa distanza uno dall’altro e una distanza costante dal centro, dobbiamo anche mantenere il cerchio al centro dello spazio in cui danziamo. Il cerchio sorge dalla consapevolezza e dalla collaborazione di tutti. Khaita è quindi anche collaborazione, rispetto, armonia di gruppo.

Chögyal Namkhai Norbu è stato un erudito ed un profondo conoscitore della sua cultura d’origine. In Khaita ha trasferito alcune perle della sua conoscenza: nella scelta delle canzoni e negli ampi commenti ai testi, ricchi di spunti e collegamenti ai vari campi della cultura (storia, geografia, arte ecc.). E’ interessante il modo in cui ha scelto di organizzare le raccolte di canzoni, seguendo i principi dell’astrologia tibetana degli elementi.

E’ questo l’altro motivo alla base del progetto Khaita: il sostegno alla lingua e cultura tibetana, oggi in pericolo di estinzione.

Ogni singola cultura è unica e preziosa, perché quella tibetana è così importante?

Chi segue una tradizione buddhista, sa che la raccolta completa di tutti gli insegnamenti del Buddha è arrivata a noi in tibetano, lingua in cui furono tradotti dal sanscrito grazie al lavoro degli antichi studiosi: se scomparisse la conoscenza di questa lingua, perderemmo la possibilità di accedere direttamente ai preziosi testi originali.

Una lingua inoltre è espressione e veicolo della cultura da cui proviene. La civiltà dell’altopiano tibetano possiede millenarie e profonde conoscenze in molti campi del sapere, rimaste inalterate grazie all’isolamento determinato dalle condizioni geografiche particolari. Tale eredità giunge a noi anche attraverso le canzoni e le danze selezionate nelle raccolte Khaita. Scopriamo così dai testi delle canzoni che la cultura tibetana è custode di valori universali e preziosi per tutta l’umanità: ci parlano di pace, amore per la propria terra, storia e tradizione, rispetto per l’ambiente, collaborazione, tolleranza. Ci mostrano una comprensione particolare dell’uomo, visto sempre come individuo in relazione al suo ambiente, all’universo, al divino. Una comprensione profonda che non può che arricchire il nostro modo di essere nel mondo.

Tutte le considerazioni fino a qui descritte, sono sintetizzate nel simbolo di Khaita:

Il nodo infinito, una linea senza soluzione di continuità, senza spigoli e dorata come la luce del sole, collega in modo armonioso tutti i punti della terra. Il nodo è inscritto in un cerchio che rappresenta il nostro pianeta e tutte le persone. Allo stesso modo le note della musica e la melodia viaggiano senza interruzione come un flusso ininterrotto di energia e amore, linguaggio comune universale, portando un messaggio di pace ed evoluzione.

Per la sua versatilità e per la varietà di ritmi, melodie e coreografie, sono diversi i settori e gli ambiti di applicazione di Khaita. Vediamo alcuni progetti che si stanno svolgendo in questo periodo.

Nel progetto Siamo Uno, organizzato da ASIA – Associazione per la Solidarietà Internazionale in Asia – ( link) e finanziato dall’Unione Buddhista Italiana, le Danze Gioiose sono una delle attività rivolte a bambini e docenti in alcune scuole romane e dell’Amiata. Il progetto ha l’obiettivo di contribuire a creare una società più inclusiva e consapevole della rete di connessioni esistenti tra tutti gli esseri viventi, a favorire comportamenti più responsabili e a sviluppare un sé più empatico e connesso con gli altri e con l’ambiente.

Le Gioiose Danze Khaita sono state oggetto della tesi di laurea per un dottorato di ricerca presso l’Università di Salisburgo nel Dipartimento di Studi di Musica e Danza. Un estratto della tesi sarà presto pubblicato dalla casa editrice Shang Shung: il testo offre un’ampia panoramica sulla genesi e lo sviluppo di Khaita nonché spunti di riflessione sui suoi principi; presenta inoltre una interessante ricerca accademica.

In Polonia, Khaita è una delle materie nella Scuola Certificata per coaches e nel Corso di autosviluppo (open selfdevelopment course) presso l’ICC (International Coaching Community), poiché aiuta a sviluppare le cosiddette soft skills, competenze emotive quali autocontrollo, consapevolezza di sé, abilità sociali, empatia.

Sempre in Polonia, Khaita è una delle attività di Values Schools, un progetto di 3 anni rivolto ai direttori e agli insegnanti delle scuole pubbliche per sviluppare la consapevolezza degli insegnanti su come lavorare in diverse dimensioni nella vita quotidiana. Le Danze sono state inoltre proposte agli studenti come attività aperta in particolari date all’interno del programma scolastico.

Benché praticate da danzatori non professionisti, le Danze Gioiose hanno suscitato sempre un significativo interesse dovunque siano state presentate. Siamo così stati invitati a partecipare a diversi spettacoli, a volte per presentarne l’aspetto culturale, la ‘’tibetanità’’, altre per condividere l’approccio interculturale ed il messaggio di armonia, collaborazione e gioia che trasmettono.

Il modo migliore per comprendere Khaita è farne esperienza diretta. Una comoda possibilità è Exploring Khaita, un programma online che propone lezioni settimanali per apprendere le danze ed un seminario al mese che affronta temi quali i benefici secondo la medicina, aspetti della cultura tibetana, il canto e il potere curativo del suono, Khaita e mindfulness.

Nelle nostre piattaforme online potete trovare le intere raccolte di canzoni con tutti i testi, sia in lingua originale che in drajyor, un sistema di trascrizione fonetica che permette di leggere facilmente la trascrizione dal tibetano e poter cantare insieme. Trovate inoltre le loro traduzioni ed i commenti di Chögyal Namkhai Norbu.

Nel canale YouTube troverete anche tutorial e lezioni pre-registrate, video dimostrativi delle danze e degli spettacoli, vari video di presentazione. Fra i tanti, consiglio la visione di questo.

Vi aspettiamo per danzare insieme!!!

Adriana Dal Borgo

Links alle nostre piattaforme e materiale disponibile

https://khaita.org/
https://KHAITAhaitahaita.com/collections/barsam
https://www.youtube.com/user/HarmonyInTheSpace
https://shop.shangshungfoundation.com/en/products/9788878341357_message-from-tibet-through-songs-and-dances.html
https://shop.shangshungfoundation.com/en/products/2000000008882_collected-comments-on-the-songs-in-message-from-tibet.html

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