A Future We Can love (Un futuro che possiamo amare)
Come possiamo invertire la crisi climatica con il potere dei nostri cuori e delle nostre menti
di Susan Bauer-Wu
Shambala 2023

Recensione di Andy Lukianowicz Traduzione italiana di Enrica Rispoli

“L’ambiente non ha bisogno di essere aggiustato. È il nostro comportamento in relazione ad esso che ha bisogno di essere aggiustato”.
Dalai Lama

“Stiamo fallendo, ma non abbiamo ancora fallito”. Greta Thunberg

Questo libro attuale, ispirato alla conversazione tra il Dalai Lama e Greta Thunberg nel gennaio 2021, è un meraviglioso compendio di informazioni fornite da scienziati del clima, attivisti e leader spirituali provenienti da ogni angolo del mondo, che esortano i lettori a intraprendere un viaggio diviso in quattro parti, a partire dalla messa a disposizione della conoscenza della scienza del clima, alla creazione dell’energia e della capacità di cambiare la direzione che l’umanità sta prendendo nell’Antropocene, fino al riconoscimento dell’urgenza e della volontà di cambiare per scongiurare l’estinzione del genere umano, e alle azioni concrete che possiamo intraprendere.

Susan Bauer-Wu [abilmente coadiuvata dalla coautrice e curatrice Stephanie Higgs], che oltre a essere presidente del Mind and Life Institute [un’organizzazione fondata insieme al Dalai Lama nel 1987] è leader organizzativa, scienziata del clima e insegnante di mindfulness, presenta questo libro come un abile intreccio di conversazioni con scienziati del clima, attivisti del clima, comunità e alcuni [ma non abbastanza? ] leader religiosi che non cadono mai nella rassegnazione, nella disperazione o nella rabbia nei confronti dei “leader” mondiali viziosi, cinici, mendaci, ipocriti e corrotti che agiscono allegramente contro il nostro futuro, ma invece cercano di trovare sempre il modo di lavorare proattivamente per difendere la “nostra casa”, come la chiama Greta, “la nostra unica casa”, aggiunge il Dalai Lama. Un estratto del Dalai Lama è intitolato in modo pittoresco “Quando il pessimismo non è un’opzione”. Sistematicamente e metodicamente vengono smascherate e decostruite le menzogne spacciate dalle lobby dei combustibili fossili e dai loro lacchè della disinformazione governativa e mediatica riguardo all’estensione, alla profondità e all’impatto catastrofico del modello business-as-usual della Società della Crescita [!sic!] Industriale; veniamo avvisati che persino i film e i documentari sulla natura idilliaca sono menzogne cooptate nella grande finzione di “farci credere che la natura sia bella”.

Joanna Macy chiama l’alternativa della società sostenibile alla nostra estinzione collettiva la Grande Svolta; altri invocano una Rivoluzione ecologica; Susan opta invece per un titolo meno provocatorio, “in scala ridotta”, che suggerisce qualcosa alla portata di tutti, e raccomanda di chiamarlo la nascita di una nuova Era dell’Abbastanza, dove ognuno può contribuire innanzitutto frenando e rifiutando la seduzione della costante ricerca di un di più per soddisfare i falsi desideri, non i bisogni, dell’ego fabbricato; ma, come la mette sinteticamente David Loy, “Perché è meglio “di più“ quando poi non è mai abbastanza? ‘ Dobbiamo invece trovare l’appagamento in ciò che abbiamo, come insegnano gli insegnamenti del Buddha promulgati dal Dalai Lama. La sua è forse la voce più potente nella conversazione, sia per quanto riguarda l’autorità delle sue affermazioni sugli insegnamenti buddisti, sia per la sua comprensione dei fatti e della gravità della situazione climatica [purtroppo una comprensione non condivisa da un gran numero di insegnanti tibetani di dharma, come ho scoperto facendo ricerche per il libro del mio amico John Stanley su La Risposta Buddista all’Emergenza Climatica; gli insegnanti zen contattati da John, tra cui Joanna Macy, una voce importante anche in questo libro, erano più aggiornati sulla situazione climatica] e la sua congruenza quasi telepatica con il messaggio di Greta, di due generazioni più giovane.

Più specificamente, per raggiungere questo obiettivo dobbiamo uscire dal nostro guscio sociale e spirituale e raggiungere gli altri per informarli della necessità di generare la volontà e la conoscenza necessarie per rinunciare alle false promesse del consumismo e della mercificazione vomitate dal “capitalismo sotto steroidi” ( capitalismo estremo, fuori controllo) neoliberale. Si noti che queste parole non sono mie, ma di Joan Halifax, buddista zen e antropologa, autrice del fondamentale Shamanic Voices del 1979, che descrive gli effetti e poi individua le cause del nostro dilemma; inoltre, suddivide in quattro fasi la nostra sofferenza morale di fronte alla crisi climatica: angoscia, dolore, indignazione e apatia. È l’indignazione che proviamo che può generare l’energia che deve essere imbrigliata nell’azione morale. I suoi interventi sono tra i più netti e diretti del libro e vanno sempre al sodo.

Il libro conduce il lettore passo dopo passo attraverso un programma abilmente concepito che utilizza l’insegnamento buddista sull’interdipendenza per comprendere meglio la natura della crisi climatica e la necessità di agire immediatamente per la sua soluzione; poi spiega perché i cicli di feedback scientificamente provati scatenati dalle nostre azioni disastrose e incuranti non ci lasciano il tempo di aspettare per agire a livello individuale e collettivo. Individuale? Chögyal Namkhai Norbu ha insegnato instancabilmente che la pratica e l’azione iniziano con ognuno di noi, “il primo numero è il numero uno”. Rebecca Solnit afferma, riflettendo sulle righe scritte da Virginia Woolf all’epoca della prima guerra mondiale, che “la storia non ufficiale del mondo dimostra che individui impegnati e movimenti popolari possono plasmare la storia”; oppure Matthieu Ricard: “Non sottovalutiamo la banalità della bontà”. La disperazione non è un’opzione! Collettivo? In primo luogo, la forza si accumula agendo, lavorando e praticando insieme; in secondo luogo, vale la pena di ribadire che, contrariamente alle menzogne propagandate dai suoi portavoce, l’industria dei combustibili fossili è il maggior responsabile delle emissioni, e non è il comportamento individuale – ricordate il loro messaggio ingannevole “le cose andrebbero bene se la gente usasse meno acqua quando si lava i denti”; né, anche se mi spiace contraddirli, è colpa delle mucche che scorreggiano!

Il fatto che Greta Thunberg venga regolarmente arrestata – almeno due volte, all’Aia e, mi vergogno a dirlo, a Londra – dimostra che non c’è abisso a cui i nostri “leader” occidentali non si abbassino per compiacere l’industria dei combustibili fossili e mettere a tacere i suoi oppositori. Inoltre, un paio di anni dopo la pubblicazione di questo libro, gli Stati Uniti, bastione degli inquinatori, promotori della perversione e del deperimento del nostro pianeta, hanno tenuto le elezioni e hanno scelto come prossimo presidente… Donald Trump, un fanfarone negazionista della crisi climatica, che si è presentato alle elezioni con la promessa di “trivellare, baby, trivellare”!

Per riprendere l’argomento, il libro è strutturato in quattro parti: conoscenza, capacità, volontà e azione, che ci guidano delicatamente ma con fermezza dalla considerazione delle conseguenze disastrose del persistere nel modello “business as usual” della Società della Crescita Industriale [traduzione: sguazzare nell’avidità, nell’odio e nell’ignoranza] alla preparazione delle basi per l’Era dell’Abbastanza, l’unica via per la sopravvivenza della società e della civiltà umana [senza dimenticare l’importante sopravvivenza dei nostri parenti più stretti, il regno animale], aiutando e incoraggiando la natura a tornare a ciò che sa fare meglio e naturalmente: rinverdire.

La prima parte del libro, in due capitoli, Scienza e Spirito, si concentra specificamente sul riconoscimento del danno che stiamo facendo a noi stessi e al pianeta, riconoscendo la nostra responsabilità, esacerbata dalla nostra malsana condizione sociale esacerbata da un sistema socio-economico dedicato principalmente [o esclusivamente?] allo sfruttamento della natura e dei nostri simili nelle società meno “avanzate”. Siamo incoraggiati a guardare dentro di noi e a scoprire per quale motivo, sotto l’onda del consumismo, lo stiamo facendo…? Gli autori dei contributi ci incoraggiano e ci guidano a prendere coscienza della gravità della nostra situazione autoinflitta e, man mano che questa viene assimilata, a gestire la rabbia, la paura e l’ansia che ne derivano e a trasformarle nell’energia necessaria per lottare per il cambiamento; alcuni suggeriscono come sviluppare rituali e pratiche [alcuni in linea con le pratiche zer-gna insegnate in passato da Chögyal Namkhai Norbu] per riconnetterci con la nostra natura interiore e con la nostra “natura esterna”, la nostra casa, non una roccia che sfreccia nello spazio come proposto riduttivamente da alcuni “scienziati”, ma la Terra come essere vivente, Gaia [anche se James Lovelock, autore de La vendetta di Gaia 2006 è una voce forte in qualche modo trascurata in questo libro: il suo avvertimento, che la Terra sta agendo per liberarsi di un ospite indesiderato, l’homo shopiens, per restituire il pianeta alla fauna e alla flora che le fanno meno male e la amano di più, è un avvertimento che dovremmo ascoltare] e con gli dei, le dee e gli spiriti della natura [che le persone sanno anche come contattare e invocare, come facciamo noi attraverso le pratiche del buddismo tibetano e del Bon]; e in generale per difendere la nostra, e soprattutto quella dei nostri figli e degli animali [quelli che non abbiamo ancora sterminato], futura sopravvivenza su questo pianeta che i nostri “leader” sono decisi [qui la scelta delle parole è certamente mia] a distruggere. Prendete a cuore ciò che i giovani dicono alla vecchia generazione, noi che abbiamo provocato questo scempio: “Voi morirete di vecchiaia, noi moriremo a causa del cambiamento climatico” [aggiornato a: “se non moriamo tutti prima nella guerra nucleare che volete disperatamente scatenare”]; e come aiutare in modo proattivo, parlando e agendo a nome delle comunità e degli ambienti umani e naturali più immediatamente in pericolo di estinzione a causa delle azioni della “civiltà”. Dobbiamo cambiare il nostro intero modello educativo; il Dalai Lama sottolinea l’importanza dell’educazione, imperativa per non replicare semplicemente una prossima generazione di homo shopiens, per insegnare loro a diventare più consapevoli e coscienti e a lottare per rovesciare il nostro modello di società patriarcale, misogino e razzista [sono gli “stupidi uomini bianchi” di Michael Moore i principali responsabili di questo pasticcio], la cui ricchezza è in gran parte basata sul saccheggio, l’inquinamento, lo spreco e la schiavitù. Questo fatto, secondo la felice espressione di Al Gore, è una “scomoda verità”, e le forti dichiarazioni di Joan Halifax confermano che la woke è vera, reale e un dato di fatto. Dobbiamo diventare più forti moralmente e, grazie alla nostra acutezza e al nostro discernimento, assumerci la responsabilità delle nostre attività per aiutare noi stessi e gli altri a comprendere, affrontare con coraggio e superare insieme la crisi spirituale che sfida l’umanità moderna per recuperare la conoscenza della sacralità dell’umanità e della natura, come descritto nell’esemplare libro di Seyyed Hossein Nasr, L’uomo e la natura 1968.

Susan ha tessuto un notevole arazzo di citazioni da parte dei suoi collaboratori, che si possono immaginare seduti intorno a un tavolo, ciascuno con un suggerimento o un’osservazione, che aggiungono e approfondiscono la conversazione secondo le necessità. Le citazioni di Macy, Halifax, Ricard e Loy sono già state menzionate, ma tra le altre ci sono anche quelle di Jennifer Odell e del premio Nobel per la pace Wangari Maathai, fondatrice del Green Belt Movement in Kenya. L’autrice racconta la storia commovente di come “un albero di Dio”, un fico vicino a un ruscello nei pressi della sua casa, alimentasse annualmente la vita; quando tornò a casa dopo anni di università, l’albero non c’era più, sostituito da una chiesa. “Ora ho scoperto che il luogo di Dio era in una chiesa. E di certo anche il ruscello era scomparso”. La visione della natura sostituita dalla visione concettuale. Letteralmente, questa storia mi ha ricordato qualcosa che Chögyal Namkhai Norbu disse una volta: i centri sono creati per servire la diffusione degli insegnamenti, successivamente gli insegnamenti servono la diffusione dei centri. Ogni lettore troverà i propri temi preferiti.

Il libro si chiude con una pletora di elenchi di cose da fare, pratici, utili e accessibili, redatti da diversi collaboratori esperti e attivi. Proprio come il buddismo tantrico offre una moltitudine di vie e pratiche per raggiungere l’illuminazione, forse tante quante sono i praticanti, così anche in questi elenchi si può trovare una modalità congruente che risuona con i propri sentimenti più profondi.

In conclusione, mi ha colpito un’affermazione citata di Greta, secondo cui in un certo senso siamo tutti negazionisti della crisi climatica, a meno che e finché non prendiamo coscienza del disastro imminente e in accelerazione in cui, a meno che e finché non iniziamo ad agire per evitarlo, stiamo tutti precipitando. Quindi leggete questo libro, poi uscite e unitevi alla lotta per la sopravvivenza del nostro pianeta – la nostra casa, che abbiamo ereditato come un palazzo e che stiamo lasciando in eredità ai nostri figli dopo averla trasformata in un cesso; degli animali, nostri vicini e amici intimi su questo pianeta, non una specie inferiore in un modello di sei loka forse superato; e per superare l’ammaliante ma maligna malattia della nostra degradata e autodistruttiva natura-Trump [per prendere in prestito e aggiornare la battuta/memoria di Jeff Wilson dal suo meraviglioso libro Buddhism of the Heart] e scoprire e recuperare la nostra naturale rigpa-Buddhità, rinunciando tranquillamente e liberandoci [trekchod] del dilagante individualismo ossessivo e distruttivo, individualismo ossessivo e distruttivo della nostra cultura moderna basata sul “‘io prima di tutto’” per rilassarci nella nostra essenza primordiale, nella nostra natura radiosa e nella nostra energia compassionevole ed effusiva, risorgendo come homo SAPIENS, conoscitori e degustatori della nostra vera natura, in modo che Gaia ci accolga di nuovo nella nostra casa.

Andy Lukianowicz è nato a Londra e, dopo aver ricevuto insegnamenti e trasmissioni sul nondro e trasmissioni e iniziazioni sulle pratiche interiori dal maestro Nyingmapa Dudjom Rinpoche, si è trasferito in Italia per studiare e praticare lo Dzogchen con Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche, vivendo prima a Napoli e poi a Roma. Fluente in italiano e inglese, ha tradotto libri scritti ma, cosa più importante e più fruttuosa per la sua pratica, insegnamenti aurali/orali, principalmente per Norbu Rinpoche per trent’anni, e anche per Lopon Tenzin Namdak Rinpoche, Tenzin Wangyal Rinpoche, Khandro Rinpoche, Sakya Trizin, Tai Situpa, Tsoknyi Rinpoche e altri, e non da ultimo ha avuto il privilegio di tradurre per il XIV Dalai Lama in occasione dell’inaugurazione del Gönpa di Merigar.